La clamorosa smentita giudiziaria delle “leggende nere” circolanti sul raduno di Rimini
di Diego Torre
Indetta dal Consiglio Direttivo Nazionale dell’Associazione, il 5-8 maggio 2022 si è svolta a Rimini, dopo due anni di stop forzato, la 93^ Adunata Nazionale degli Alpini, arrivati anche dall’Australia, dal Brasile, dal Canada e da altre parti del mondo. Ricorreva, inoltre, il 150° di fondazione del corpo e le penne nere sono sfilate davanti al Labaro dell’Associazione Nazionale Alpini e alla tribuna con le 18 bandiere di guerra (più una di istituto) dei reparti del Comando Truppe.
Gli alpini, si sa, sono degli allegroni, a cui piace cantare e magari alzare un po’ il gomito; giusto un po’, non di più. Qualcuno, forse, fra gli oltre 400.000 presenti nella tre giorni, lo ha alzato anche troppo, ed è partita una denuncia per molestie da parte di una ventiseienne, che avrebbe ricevuto insulti sessisti e sarebbe stata strattonata. Associazioni femministe hanno prontamente raccolto tante altre segnalazioni, che non si sono concretizzate, però, in altrettante denunce circostanziate.
I “tromboni” del politicamente corretto, ministri compresi, e i massmedia in prima linea hanno iniziato subito a tuonare contro il “machismo” che “evidentemente” circolerebbe fra le penne nere, attivando un discreto linciaggio mediatico e arrivando a chiedere un cambio di mentalità degli alpini. Gli alpini sono tradizionalmente maschi (ma da parecchio tempo sono state ammesse anche le donne), “bianchi”, italiani e patrioti: secondo alcuni, il perfetto identikit del “fascista”! Sono anche amati dagli italiani, che ne hanno apprezzato nel tempo la capacità di sacrificio e dedizione, particolarmente tra i triveneti, che vivono con loro una sorte di simbiosi storicamente consolidata. Quindi sono “politicamente scorretti” sotto tutti i punti di vista: qualunque pretesto per additarli al pubblico ludibrio è ritenuto buono.
A nulla sono servite le prese di distanza e le condanne dell’Associazione, che ha fatto però rilevare come in tanta folla potesse passare per alpino chiunque avesse comprato un berretto su una bancarella. A nulla è servita neppure l’appassionata difesa del sindaco (PD) di Rimini:«Adesso il tema sono gli alpini perché alpini, i militari perché militari. Adesso, e lo si dice esplicitamente, l’obiettivo accusatorio è quello di impedire ogni Adunata degli Alpini di qui in avanti, e in ogni città d’Italia… La sacrosanta protezione delle vittime di molestie non sovrasta, nel giudizio, una grande festa popolare, che è stata anche una festa di civiltà e di sostanziale comportamento rispettoso nei confronti della comunità riminese». E conclude: «Vorrei che l’Adunata degli Alpini potesse tornare a Rimini il prima possibile».
Dopo due mesi la Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto l’archiviazione della denunzia per molestie, non essendo stata possibile l’identificazione dei presunti autori sia per la copertura solo parziale delle telecamere di sorveglianza della zona, sia perché l’unica testimone oculare, l’amica della giovane, non sarebbe stata in grado di riferire particolari utili all’identificazione degli autori delle molestie. Neppure la testimonianza della presunta vittima ha permesso di delineare un profilo indagabile. Lo ha confermato il procuratore capo, Elisabetta Melotti. Appare evidente come, nella costruzione del “caso”, sia stato utilizzato un facile schema ideologico, che però non ha trovato appigli nella realtà.
Lunedì, 11 luglio 2022