La Cina è vicina. Anzi, sempre più vicina, a giudicare dalle iniziative politiche e diplomatiche che la nazione comunista sta prendendo con sempre maggiore insistenza negli ultimi tempi, favorita dall’oikofobia delle stesse élite occidentali
di Stefano Nitoglia
Lula è stato ricevuto con tutti gli onori dal dittatore cino-comunista Xi Jinping nel viaggio che il presidente brasiliano ha compiuto in Cina il 13 e il 14 aprile scorsi.
Durante un incontro con il leader comunista, Lula ha avuto modo di dire che il Brasile continuerà a considerare Taiwan come una parte inscindibile della Cina. In una nota del ministero degli affari esteri del Brasile si legge che durante l’incontro il presidente della grande nazione sudamericana ha affermato che «la parte brasiliana ha ribadito che aderisce fermamente al principio di una Cina unica e che il governo della Repubblica popolare cinese è l’unico governo legale che rappresenta tutta la Cina, mentre Taiwan è una parte inseparabile del territorio cinese».
Nell’occasione sono stati sottoscritti 15 accordi in diversi settori tra il Brasile e la Cina comunista, tra cui agricoltura, commercio, esplorazione spaziale. Sono stati inoltre firmati protocolli per l’esportazione di carne, il funzionamento del satellite CBERS-6, per la cooperazione spaziale fino al 2032 e per lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione mobile 5G.
Il 13 aprile Lula ha incontrato a Shanghai la sua compagna di partito e sodale di traffici poco chiari, Dilma Rousseff – ex-presidente del Brasile, destituita dal Senato il 31 agosto 2016 – in occasione della nomina di quest’ultima a capo della banca del BRICS New Development Bank-NBD, che ha sede a Shanghai.
Il BRICS, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, è un sodalizio economico tra i mercati emergenti dei detti Paesi, mentre sono in pole position per aderire altre nazioni, tra cui Arabia Saudita, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Argentina e Nigeria. I Paesi del BRICS comprendono oggi oltre il 42% della popolazione mondiale, il 25% della totale estensione della terra, il 20% del PIL mondiale e circa il 16% del commercio internazionale.
Nell’occasione del ricevimento per il festeggiamento della nomina di Dilma, il presidente brasiliano ha accennato alla possibilità che il banco del BRICS venga utilizzato nelle negoziazioni finanziarie per aggirare l’uso del dollaro: «Per la prima volta viene istituita una banca di sviluppo di portata globale senza la partecipazione dei paesi sviluppati nella sua fase iniziale. Perché non possiamo fare il nostro commercio supportati dalla nostra valuta? Chi ha deciso che era il dollaro? Abbiamo bisogno di una moneta che trasformi i paesi in una situazione un po’ più pacifica, perché oggi un paese ha bisogno di correre dietro al dollaro per esportare».
Il discorso di Lula si inserisce nel progetto di Putin e dei suoi alleati di creare una moneta unica per contrastare l’economia degli Usa e dell’Occidente. I BRICS stanno appunto pensando di adottare una moneta unica, probabilmente digitale, ancorata a elementi concreti quali oro o altri gruppi di prodotti, elementi di terre rare ecc.
Lo ha dichiarato il vicepresidente della Duma di Stato della Russia, Alexander Babakov, in occasione del Forum economico internazionale a Nuova Delhi il 30 marzo scorso, rappresentante di «Russia Giusta-Per la verità», un partito politico russo di centro/centro-sinistra, a ispirazione socialista democratica, membro dal 2008 dell’Internazionale Socialista, ma radiato dalla stessa dopo il sì, espresso alla Duma, all’invasione russa dell’Ucraina.
Babakov ha sottolineato che la nuova valuta potrebbe avvantaggiare la Cina e gli altri membri dei BRICS e non l’Occidente: «La sua composizione dovrebbe basarsi sull’introduzione di nuovi legami monetari stabiliti su una strategia che non difenda il dollaro o l’euro, ma piuttosto costituisca una nuova valuta in grado di favorire i nostri obiettivi comuni».
L’iniziativa ha avuto il sostegno anche di un importante esponente del super capitalismo mondiale. Infatti, questa settimana Jim O’Neill, ex-capo economista di Goldman Sachs, ha esortato il blocco dei BRICS ad espandersi e a sfidare il dominio del dollaro. In un articolo pubblicato sulla rivista Global Policy, O’Neill ha sostenuto che «il dollaro americano gioca un ruolo troppo dominante nella finanza globale».
Martedì, 18 aprile 2023