Un documento che i laici cattolici devono conoscere nei suoi reali contenuti, se intendono affrontare le concrete sfide politiche, economiche e sociali veramente da cattolici
di Susanna Manzin
Il Messaggio di Papa Francesco Spera e agisci con il creato,in vista della giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, che si terrà il 1° settembre 2024, è una meditazione sul nostro «grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti». Se l’ottimismo cristiano si fonda su una speranza viva, nello stesso tempo «la creazione intera geme» (cfr Rm 8,19-22). Le avversità, le tribolazioni, le sofferenze del creato sono da ricondursi ancora una volta al peccato di Adamo che «ha distrutto le relazioni fondamentali di cui l’uomo vive: quella con Dio, con sé stesso e gli altri esseri umani e quella con il cosmo. Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente, ristabilite, salvate, “rese giuste”. Nessuna può mancare. Se ne manca una, tutto fallisce». Papa Francesco riprende dunque il concetto di ecologia integrale espresso nella Laudato si’, quando aveva affermato che «l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremmo affrontare adeguatamente il degrado ambientale se non prestiamo attenzione al degrado umano e sociale»(n.48). Mette in guardia da un uso sbagliato dei grandi progressi tecnologici: «Un potere incontrollato genera mostri e si ritorce contro noi stessi. Perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale». Il documento condanna ancora una volta l’antropocentrismo dispotico al quale contrappone l’antropocentrismo teologale della tradizione ebraico-cristiana: «L’obbedienza allo Spirito d’amore cambia radicalmente l’atteggiamento dell’uomo: da “predatore” a “coltivatore” del giardino. La terra è affidata all’uomo, ma resta di Dio. […] La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio».
È importante diffondere queste parole del Pontefice, che ci forniscono la cornice teologica e i corretti principi della dottrina sociale alla luce dei quali i laici potranno poi affrontare le concrete sfide politiche, economiche e sociali. Purtroppo, però, quasi a dispetto di queste chiare indicazioni magisteriali, accade non di rado che il linguaggio di alcuni uomini di Chiesa sembri accodarsi a tesi politicamente corrette, all’ideologia dominante, che diffonde tesi catastrofiste. Ne è un esempio quanto accaduto nel corso della conferenza stampa di presentazione del messaggio del Papa ricordato qui sopra, svoltasi nella Sala Stampa vaticana il 27 giugno 2024. In quella circostanza, infatti, si è fatto più volte riferimento alla crisi climatica, definita come una minaccia sempre più ineluttabile che sta mettendo in ginocchio l’umanità intera, dando per indiscutibili e definitivamente acclarate tesi sulle quali sarebbe più prudente astenersi da prese di posizione nette per lasciare aperto il dibattito scientifico, evitando di accodarsi in modo aprioristico alle tesi degli eco-ansiosi. Nel breve video di presentazione del Messaggio di Papa Francesco, diffuso da Vatican News, le immagini più ricorrenti sono quelle di giovani che raccolgono plastica abbandonata nei boschi e famiglie che fanno la raccolta differenziata, dando quasi l’impressione che il messaggio cristiano di cura del creato si possa ridurre a questi atteggiamenti di buona educazione civica.
Se è sicuramente positivo il fatto che, nel corso della conferenza stampa, si siano prese le distanze dalle proteste dei giovani ecoattivisti che imbrattano monumenti, stupisce lo spazio dato al tema dell’importanza di costruire un mondo libero dal monopolio dei combustibili fossili, ricordando la scelta del Vaticano di dotarsi di un impianto agrivoltaico per l’autonomia energetica. Non si tratta naturalmente di accantonare il grave problema delle risorse energetiche, che deve essere affrontato con serietà e senza preclusioni ideologiche da parte di ogni Paese, ma sarebbe auspicabile che la Chiesa non si rendesse portavoce acritica del linguaggio ideologico e politicamente corretto dei movimenti ecologisti, ma presentasse i tanti esempi positivi e costruttivi di armonia e rispetto del creato che fanno parte della sua storia e della sua cultura. Non si parla mai abbastanza di quello che hanno fatto i monaci benedettini e cistercensi, così come sembra dimenticato il contributo dato dalla civiltà cristiana al progresso economico e tecnologico che ha consentito il miglioramento della qualità della vita, nel pieno rispetto della natura (anzi, sapendo valorizzarla), mettendo in pratica l’invito del Signore a coltivare la terra. Nel corso di una puntata di A sua immagine, programma televisivo di approfondimento religioso trasmesso dalla RAI in collaborazione con la CEI, un’ospite ha concluso il suo intervento auspicando che quello del 2025 possa essere «un Giubileo plastic-free». Se non ricordo male, al centro di un Anno Santo ci dovrebbe essere la liberazione dal peccato, più che dalla plastica.
Si ha talvolta la sgradevole impressione che la cura del creato, aspetto certamente importante del messaggio cristiano, tenda a scivolare verso un ecologismo acritico e grossolano, capace di mettere in ombra la centralità dell’autentica missione dei cattolici, quella che san Giovanni Paolo II chiamava “nuova evangelizzazione”, cioè la ragion d’essere costitutiva della Chiesa.
Domenica, 21 luglio 2024