La “follia” di Milei può vantare un indubbio successo sul piano economico, che smentisce le teorie peroniste
di Stefano Nitoglia
Non sono un economista, tutt’altro (le mie regole economiche sono quelle della Provvidenza, che non ha regole) ma la notizia, per la sua importanza, va registrata. L’Argentina di Javier Milei, dopo nove mesi di tagli e austerity, ha raggiunto il pareggio di bilancio e ha ridotto notevolissimamente l’inflazione.
Ne parla Il Foglio quotidiano di sabato 31 agosto e domenica 1° settembre 2024, con un articolo a firma di Luciano Capone, dal titolo: I diari della motosega.
Il 19 novembre 2023, al ballottaggio delle elezioni presidenziali argentine, l’outsider Javier Milei aveva battuto Sergio Massa, peronista, politico di lungo corso, presidente della Camera dei deputati,incentrando la sua campagna elettorale sulle idee ultraliberiste del libertarismo di destra, che vedono nello Stato la principale minaccia alle libertà dei cittadini e che si inquadrano, grosso modo, anche se con differenze, nella filosofia della scuola austriaca di economia di Friedrich von Hayek (1899-1992) e Ludwig von Mises (1881-1973) (cfr. Stefano Nitoglia, Don’t cry for Argentina, 21 Novembre 2023).
La vittoria di Milei ha messo fine a 80 anni di dominio peronista, iniziato nel 1943, quando il generale Juan Domingo Perón (1895-1974) strinse un’alleanza con i sindacati di sinistra, che gli aprirono le porte del potere, fondando quello che non è né un partito, né una ideologia, ma una fede: il peronismo. Da allora è iniziato il lento ma progressivo declino economico dell’Argentina, una volta terra ricchissima.
Le idee di Milei sono piuttosto bizzarre: vuole abolire la Banca centrale argentina e “dollarizzare” l’economia, è favorevole ai Bitcoin, è contro l’istruzione pubblica, vuole privatizzare la sanità e, addirittura, legalizzare il libero commercio di organi umani, ma è contro l’aborto, sebbene favorevole ai “matrimoni” tra persone dello stesso sesso e alla liberalizzazione delle droghe. Non è neppure contrario alla vendita di bambini, anche se, per via della delicatezza del tema, ha detto che se ne potrà parlare solo tra 200 anni. Posizioni che gli hanno valso il titolo di “loco”, pazzo, tanto che allora nessuno pensava che questo programma avrebbe potuto avere successo. Stranamente, però, i fatti, per adesso, sembrano avergli dato ragione, almeno in parte.
Al momento del trapasso dei poteri, nel 2023, l’Argentina aveva l’inflazione più alta del mondo, una sorta di tassa devastante, che colpisce soprattutto i più poveri, toccando il 211%; 25% nel solo mese di dicembre 2023, con un’inflazione implicita di migliaia di punti percentuali, riserve negative record-11 miliardi di dollari, un accordo con il FMI da 44 miliardi di dollari, praticamente impossibile da rispettare. In poche parole, l’Argentina era al fallimento. «E invece i dati del FMI, pubblicati a giugno nell’ottava revisione dell’accordo con l’Argentina sono lusinghieri. Già da gennaio, e per tutti i mesi successivi, è stato raggiunto per la prima volta dopo 16 anni il surplus di bilancio (il superavit, che Milei ripete come un mantra», scrive Capone. «Il superavit di bilancio è il punto principale dell’azione di governo, l’ancora del programma economico – dice al Foglio Pablo Guidotti, economista dell’Università Torcuato Di Tella a Buenos Aires. Nei primi mesi dell’anno c’era qualche dubbio sul fatto che quel risultato fosse sostenibile, ma ora si può dire che ha una certa solidità». «L’inflazione è crollata dal picco del 25,5% mensile di dicembre 2023 al 4% dello scorso luglio, che secondo le proiezioni del FMI vuol dire passare dal 211% di inflazione del 2023 al 150% del 2024 al 45% del 2025. In realtà, le cose sembrano andare meglio delle previsioni, dato che l’FMI stimava che l’inflazione mensile scendesse al 4% a fine anno, mentre l’obiettivo è stato raggiunto a metà anno con un trend che dovrebbe arrivare sotto il 2% di dicembre. A fianco alla chiusura del deficit fiscale il governo Milei ha anche annullato il deficit quasi-fiscale: ha azzerato il finanziamento monetario del disavanzo da parte della Banca centrale e ne ha rafforzato l’indipendenza dal Tesoro ripulendo il bilancio dal debito. Sono state ricostruite le riserve internazionali. La bilancia commerciale è tornata in terreno positivo, in parte per effetto di un aumento delle esportazioni ma soprattutto per un crollo delle importazioni. Così, in pochi mesi, l’Argentina è passata dal twin deficit a un twin surplus».
«Per noi l’inflazione è una questione che dal punto di vista tecnico è conclusa perché abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare per risolverla», ha affermato il 13 agosto scorso in una conferenza stampa il portavoce della presidenza argentina, Manuel Adorni, secondo il quale «l’unica cosa che rimane da fare adesso è aspettare e assistere al suo definitivo crollo. Dal 25% mensile di dicembre 2023 (mese dell’insediamento del governo di Javier Milei) siamo passati al 20% a gennaio, al 13% a febbraio, all’8% ad aprile e al 4% a maggio e giugno», ha concluso Adorni.
Contra factum non valet argumentum, recitava la filosofia scolastica di san Tommaso d’Aquino, sulla scia di Aristotele. E i fatti, per ora, almeno in parte, sembrano dare ragione al “loco”. Per ora. La cosa più importante di questo fatto è,però, la bruciante smentita delle teorie economiche stataliste del peronismo, che hanno portato l’Argentina alla rovina economica.
Lunedì, 2 settembre 2024