di Oscar Sanguinetti
La decisione di permettere l’accesso ai documenti relativi al pontificato del Venerabile Papa Pio XII (1876-1958) era già stata presa dai pontifici che hanno preceduto Francesco, ma l’attuazione del proposito ha necessitato un arduo lavoro di riordino e di classificazione che si concluderà solo appunto l’anno prossimo.
Si potrà così prendere visione della documentazione relativa ai periodi della Seconda guerra mondiale (1939-1945), del difficile dopoguerra e della cosiddetta “Guerra fredda” (1945-1991): anni tempestosi, in cui la fede cristiana e la Chiesa Cattolica hanno dovuto confrontarsi con innumerevoli e drammatiche sfide, e il Pontefice allora regnante assumere decisioni gravide di conseguenze per i cristiani e in verità per ogni uomo.
L’agenda delle questioni storiche cui applicare la nuova mole documentaria ‒ tralascio le non meno importanti materie spirituali e pastorali ‒ che si renderà disponibile è, dunque, quanto mai estesa: dagli sforzi del Papa, appena eletto, per scongiurare il conflitto all’atteggiamento equanime tenuto durante lo scontro bellico, dal contributo indiretto dato da Pio XII al tentativo di esautorare il Führer all’appoggio dato ai vescovi tedeschi perseguitati, dalla drammatica occupazione tedesca della Città Santa ai rapporti fra il Papa e la politica italiana nel dopoguerra, dalla scomunica ai comunisti italiani all’appoggio alla politica estera statunitense al tempo della Guerra di Corea (1950-1953) e nella formazione dei blocchi, dal sostegno ai vescovi dell’Est imprigionati e uccisi dai governi comunisti all’aiuto alla resistenza ungherese nei giorni dell’insurrezione del 1956.
Ma soprattutto potrà venire luce definitiva ‒ per quanto nella storia vi possa essere di definitivo ‒ sui presunti “silenzi” del Papa riguardo all’Olocausto ebraico, consumatosi nell’Europa orientale durante gli ultimi anni del conflitto mondiale.
Sarà finalmente dissipata la “leggenda nera” del pontefice freddo, filonazista e antigiudaico che i mass media hanno divulgato senza sosta a partire dal dramma Il Vicario, pubblicato dallo scrittore tedesco Rolf Hochhuth nel 1963: una leggenda falsa, quella, che pesa ancora in maniera determinante nel processo di beatificazione del santo pontefice. Già da diversi anni gli storici attingendo a fonti resesi man mano disponibili hanno del resto mostrato l’insussistenza delle accuse mosse al Papa: ora però dai documenti vaticani uscirà la conferma ufficiale che Pio XII ha fatto il meglio del possibile nel tragico frangente della guerra e per quanto era di competenza del suo ruolo ‒ altre istanze hanno parecchi e vistosi “scheletri nell’armadio” ‒ per salvare quanti più ebrei possibile senza inasprire la persecuzione, come sarebbe avvenuto — e i Paesi Bassi nel 1942 lo avevano dimostrato — nel caso di un pronunciamento antinazista solenne.
Decidendo l’apertura degli archivi l’anno venturo, Papa Francesco ha detto fra l’altro: «La figura di quel Pontefice, che si trovò a condurre la Barca di Pietro in un momento fra i più tristi e bui del secolo Ventesimo, agitato e in tanta parte squarciato dall’ultimo conflitto mondiale, con il conseguente periodo di riassetto delle Nazioni e la ricostruzione postbellica, questa figura è stata già indagata e studiata in tanti suoi aspetti, a volte discussa e perfino criticata (si direbbe con qualche pregiudizio o esagerazione). Oggi essa è opportunamente rivalutata e anzi posta nella giusta luce per le sue poliedriche qualità: pastorali, anzitutto, ma anche teologiche, ascetiche, diplomatiche». E ancora: «Assumo questa decisione sentito il parere dei miei più stretti Collaboratori, con animo sereno e fiducioso, sicuro che la seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare nella sua giusta luce, con appropriata critica, momenti di esaltazione di quel Pontefice e, senza dubbio anche momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, di umana e cristiana prudenza, che a taluni poterono apparire reticenza, e che invece furono tentativi, umanamente anche molto combattuti, per tenere accesa, nei periodi di più fitto buio e di crudeltà, la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori.
La Chiesa non ha paura della storia, anzi, la ama, e vorrebbe amarla di più e meglio, come la ama Dio! Quindi, con la stessa fiducia dei miei Predecessori, apro e affido ai ricercatori questo patrimonio documentario».
Traspare dalle parole del Regnante, oltre a una calorosa simpatia per il Papa della propria gioventù, l’auspicio preciso affinché il provvedimento giovi a smorzare ogni polemica pretestuosa sull’atteggiamento tenuto dal suo venerabile predecessore verso la “catastrofe” ebraica e ad agevolare ‒ il miracolo d’obbligo pare sia avvenuto, ed è sotto indagine ‒ la conclusione dell’iter che porterà finalmente Papa Pacelli sugli altari.
Mercoledì, 13 marzo 2019