Il Gruppo IDEA, attivo in Spagna e anche in America, non dimentica la persecuzione anticattolica in atto in Nicaragua e anche l’ONU protesta contro le repressioni in atto nel Paese
di Stefano Nitoglia
L’opposizione al regime socialcomunista sandinista di Daniel Ortega in Nicaragua non demorde. Il Gruppo IDEA, Iniziativa Democratica di Spagna e delle Americhe, insieme a quaranta organizzazioni della società civile, durante un incontro tenutosi alla Universidad Internacional de Florida a Miami (USA) dal 30 al 31 maggio scorsi, ha firmato un accordo «Per la memoria e la libertà: incontro per l’unità dell’opposizione nicaraguense», a sostegno della proposta di padre Benito Martínez Gamboa, che chiedeva la creazione di un’assemblea in esilio per guidare una possibile transizione democratica nel Paese centroamericano. La dichiarazione sottolinea la necessità di costruire una resistenza civica e pacifica, rafforzare i legami con i cittadini e fare di ogni comunità un pilastro della resistenza. Padre Benito, così viene familiarmente chiamato il sacerdote leader dell’opposizione nicaraguense, era stato arrestato dal regime socialcomunista di Daniel Ortega negli anni scorsi ed attualmente vive in esilio in una parrocchia di Louisville, in Kentucky (USA).
L’iniziativa mira a gettare le basi per un eventuale ritorno dall’esilio degli oppositori e per l’istituzione di un governo provvisorio, ampiamente rappresentativo, come parte della lotta in corso contro il regime di Daniel Ortega.
La dichiarazione commemora il massacro del 30 maggio 2018, quando la polizia sandinista sparò sulla folla che celebrava pacificamente la Festa della Mamma, provocando centinaia di morti. Tale data viene commemorata annualmente dalle opposizioni come un giorno di lutto, ma anche come l’inizio del risveglio del popolo nicaraguense. I firmatari riconoscono l’importanza della diversità all’interno dell’opposizione e tendono una mano a coloro che non hanno potuto essere presenti, sottolineando che l’unità è essenziale.
La dichiarazione sottolinea la necessità di costruire una resistenza civica pacifica per promuovere la costruzione di alleanze e attuare una strategia di resistenza comune, ma anche favorire il sostegno internazionale per far dichiarare il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) organizzazione criminale e terroristica. I firmatari intendono, inoltre, dare impulso al disconoscimento dell’attuale governo, nonché all’applicazione di sanzioni e di leggi internazionali contro la dittatura, come la legge Magnitsky e il Nica-ACT. La legge Magnitsky, o Global Magnitsky Human Rights Accountability Act, è una legge degli Stati Uniti che permette di imporre sanzioni a individui e entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e corruzione, indipendentemente dal loro paese di origine. La legge Nica-ACT (Nicaraguan Investment Conditionality Act), approvata il 22 settembre 2016 dal Congresso degli Stati Uniti su proposta della senatrice repubblicana Ileana Ros-Lehtinen, impone il divieto al Nicaragua di accedere a prestiti finanziari emessi da organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, a meno che tali fondi non siano necessari, come dice la legge stessa, «a adottare misure efficaci per mantenere elezioni libere, eque e trasparenti».
Anche l’Onu sembra volersi muovere contro il regime nicaraguense. In un documento del 28 giugno scorso, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha stigmatizzato la persistente persecuzione politica in Nicaragua, dove dal 2018 almeno 178 giornalisti sono stati esiliati e 5.535 organizzazioni “no profit” sono state sciolte arbitrariamente. Senza contare, aggiungiamo noi, la persecuzione nei confronti della Chiesa cattolica (cfr. Il narcosocialismo, 24 giugno 2025).
«La persecuzione di persone percepite come oppositori politici in Nicaragua non solo persiste, ma è diventata una pratica ricorrente e potrebbe estendersi oltre i confini, esponendo le persone in esilio a gravi rischi per la loro vita e integrità fisica», ha sottolineato Maarit Kohonen, direttrice della Divisione Operazioni Globali dell’agenzia (Diario Las Americas, 28.06.2025). Tra le principali vittime di queste molestie, ha aggiunto Kohonen, ci sono «difensori dei diritti umani, giornalisti, popolazioni indigene e afrodiscendenti, leader religiosi e laici», gruppi i cui diritti fondamentali hanno subito un «forte deterioramento» negli ultimi anni.
Questo incide anche sui diritti dei popoli indigeni e afrodiscendenti, che sono anch’essi “minacciati” dall’approvazione di “nuove riforme senza previa consultazione o consenso informato, mentre continuano gli attacchi alle loro comunità, tra cui omicidi e violenze sessuali». «Gli arresti arbitrari continuano a essere utilizzati come strumento di repressione politica, cementando un clima di paura per mettere a tacere le voci critiche», ha affermato Kohonen.
Questa situazione è stata aggravata dall’approvazione di una nuova legge elettorale, adottata a marzo, che ha consentito una maggiore concentrazione del potere nella presidenza, eliminando alcuni meccanismi di partecipazione democratica, come i referendum. A seguito delle ultime modifiche legislative, «la Presidenza ha ora il potere di proporre il presidente della Corte Suprema di Giustizia e la pubblicità dei procedimenti penali è riservata alla discrezione delle autorità», ha aggiunto il rappresentante delle Nazioni Unite, esortando il governo nicaraguense a “riprendere il dialogo e rinnovare il proprio impegno a favore dei diritti umani».
Martedì, 15 luglio 2025
