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Il narcosocialismo

24 Giugno 2025 - Autore: Stefano Nitoglia

Narco traffico

I regimi e il terrorismo socialisti in America Latina sono al collasso economico, ma aumentano la repressione anticattolica e il legame con i narcotrafficanti

di Stefano Nitoglia

La via socialista latino-americana, i cui attori principali sono Cuba, Venezuela e Nicaragua, è giunta al capolinea? Questa domanda nasce spontanea dalle molteplici e gravi crisi che hanno colpito i tre Paesi latino-americani e gli altri Paesi del continente che si sono avventurati su questa via: bancarotta economica, criminalità comune e narco-criminalità, fallimento delle alleanze esterne.  Questi regimi si reggono soltanto sulla dura repressione poliziesca delle opposizioni. Ma quanto potrà durare questa situazione? «Cuba, Venezuela e Nicaragua sono regimi in terapia intensiva, sostenuti da alleanze simboliche, democrazie deboli e finanziamenti alla droga», si legge sul Diario Las Americas del 19 maggio 2025.

La cocaina ha sostituito l’ideologia come forza trainante del socialismo latino-americano. Il Cartello dei Soli (organizzazione venezuelana diretta da membri dell’Alto Comando militare delle Forze armate del Venezuela), che sarebbe implicato nel traffico internazionale di droga, finanzia il regime venezuelano. Cuba fornisce intelligence e logistica. La Colombia, sotto la guida del presidente Gustavo Petro, vede risorgere il terrorismo comunista e continua a essere leader mondiale nella produzione di droga. Insomma, la via socialista latino-americana è una sorta di narco-socialismo autoritario criminale, che seguita ad usare uno stantio linguaggio rivoluzionario.

Della crisi di Cuba si è già parlato nel precedente articolo, nel quale abbiamo riferito delle infrastrutture al collasso, dei frequentissimi blackout di corrente elettrica e della penuria alimentare di cui soffre quotidianamente la popolazione caraibica.  Il Paese, però, seppure in crisi, va avanti barcollando, trascinandosi in una lunghissima agonia, sostenuto dalla feroce repressione interna della dittatura comunista e dall’aiuto di attori esterni, tra i quali l’Unione Europea, che continua a finanziare programmi di sviluppo nei settori del turismo e della biotecnologia, controllati dalle forze armate e dall’intelligence rivoluzionarie, diventando il principale sostenitore occidentale del regime cubano. La Cina offre strumenti di sorveglianza e gioca, con elasticità, sul debito cubano. Il Messico invia di nascosto petrolio, colmando i vuoti lasciati dal collasso del Venezuela.

Haiti è uno Stato fallito, usato dai cartelli colombiani e venezuelani per il transito di cocaina verso gli Stati Uniti, mentre l’Ecuador lo è per l’Europa.

Anche l’economia del Venezuela è crollata. Maduro non è riuscito nel suo disegno di stringere più solidi legami con Cina e Russia, che gli offrono soltanto un sostegno di facciata, ma non sono disposti a investire in un Paese paralizzato da corruzione, colpito da sanzioni sempre più pesanti e con un’infrastruttura petrolifera inefficiente. L’inflazione aumenta, gli stipendi dei dipendenti pubblici calano, mancano cibo e medicinali. Il Venezuela, praticamente, è un narco-stato che agisce come un elemento di disturbo geopolitico, alimentato dalla criminalità transnazionale.

In Brasile il presidente Luiz Inácio Lula da Silva non è riuscito a tradurre il capitale politico conquistato nelle ultime elezioni presidenziali in risultati economici concreti o in una leadership regionale. Le riforme economiche fondamentali per la competitività sono state sospese. Gli investimenti privati ​​sono stati scoraggiati dalle tasse, dalla regolamentazione eccessiva e dalle politiche fiscali ambigue. Il deficit fiscale e l’inflazione sono cresciuti, colpendo la classe media. La proposta di Lula per una moneta dei BRICS è stata respinta da India e Cina.

In ogni caso BRICS (raggruppamento di economie mondiali emergenti, formato da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Indonesia) e CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, blocco regionale di nazioni dell’America Latina e dei Caraibi creato il 23 febbraio 2010 al «Vertice sull’unità dell’America Latina e dei Caraibi», tenuto a Playa del Carmen, in Messico) si sono rivelate piattaforme vuote e non hanno offerto soluzioni alle vere minacce della regione: criminalità transnazionale, narco-stati e migrazioni di massa.

In Nicaragua continua la persecuzione contro la Chiesa cattolica, nonostante il flebile dialogo mantenuto con il Vaticano attraverso l’invio di una delegazione del Governo ai funerali di Papa Francesco e alla Messa di inizio pontificato di Leone XIV. «Secondo quanto denuncia l’avvocata e attivista Martha Patricia Molina, almeno 28 proprietà, che vanno dalle università alle cliniche e ai conventi, sono state confiscate, e perlopiù trasformate in uffici statali o centri di propaganda politica. Alcuni esempi: l’Università Centroamericana (Uca) dei gesuiti e l’Universidad Católica del Trópico Seco (Ucatse) ospitano, ora, università statali. La Curia e il vescovado di Matagalpa, dove abitava il vescovo Rolando Álvarez, ora in esilio, sono state consegnate all’Istituto nicaraguense di sicurezza sociale (Inss). Il centro pastorale “La Cartuja” di Matagalpa è stato convertito in centro universitario regionale. Il monastero delle monache trappiste di San Pedro de Lóvago (Chontales) ora funziona come centro dell’Istituto nicaraguense di tecnologia agricola. La casa delle Sorelle della fraternità dei poveri di Gesù Cristo, a León, è convertita in uffici della Migrazione e degli Affari Esteri. La casa per anziani delle Missionarie della carità a Granada è stata trasformata in un centro di sviluppo infantile, gestito dallo Stato» (SIR, Servizio informazioni religiose, 27 maggio 2025).

Martedì, 24 giugno 2025

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