di Domenico Airoma
No, non è uno scontro fra le civiltà. Ma non perché chi attacca e uccide i cristiani non si concepisca come appartenente a una “civiltà” alternativa a quella occidentale. Semplicemente perché è la civiltà occidentale che non c’è più; quella civiltà costruita dall’uomo occidentale e cristiano, in Europa e fuori dall’Europa. E ciò che rende insieme tragicamente paradossale e drammatico tutto il contesto è che chi compie gli attentati, attaccando Chiese e multinazionali, ha in odio un Occidente in cui cristianesimo, sregolatezza finanziaria e lassismo morale vengono concepiti come un tutt’uno.
Paradossale perché dall’altra parte c’è quel che resta di una civiltà svuotata e distrutta proprio in nome di principi anticristiani; che pretende di reggersi proprio su sregolatezza e lassismo, e che inorridisce all’idea di un conflitto che possa essere ricondotto a motivazioni religiose. Paradossale perché l’Occidente può fuggire o chiudere gli occhi, ma chi lo attacca lo vede così, come inscindibilmente legato alle fondamenta cristiane.
Tragico perché a farne le spese sono cristiani “non” occidentali, che volentieri edificherebbero una civiltà ispirandosi a quella stessa fede che ha fatto dell’Europa la terra della libertà.
Drammatico, infine, perché la via d’uscita non passa attraverso il rinnegamento delle fondamenta cristiane, bensì proprio attraverso la loro ricostruzione, unica condizione non solo per realizzare che si è soggetti passivi di uno “scontro”, ma anche per porre le condizioni di un “incontro” rispettoso della dignità di tutti. Drammatico perché o l’Occidente sarà di nuovo cristiano o non sarà più.
Giovedì, 2 maggio 2019