di Domenico Airoma
Molti, almeno quelli della mia generazione, ricorderanno la divertente canzone del cantautore Enzo Jannacci (1935-2013). Ebbene, mi è tornata alla mente in questi giorni in cui si discute della cosiddetta «fase 2», ovvero delle attività da far ripartire. Mi sono detto: forse è venuta anche l’ora di riaprire ai fedeli, quorum ego, le Messe, pur con le dovute cautele. E invece no. Non ci siamo. Neppure di striscio.
Il buon Jannacci continuava chiedendosi: «E perché?». «Perché no!» era la risposta tombale.
Ebbene, per chi tutto sommato chiede di esercitare una libertà scritta nel cuore ed un diritto scolpito nella Costituzione (oltre che nella storia e nelle radici di questo nostro Paese e dell’Europa, come ben ricorda il politologo Ernesto Galli della Loggia), neppure una risposta. Né sul versante delle autorità civili, né su quello delle autorità ecclesiastiche.
Tutta la mia comprensione per le esigenze dei gestori degli stabilimenti balneari e dei bagnanti, le cui sollecitazioni hanno trovato risposta puntuale, spintasi pure a immaginare separè e tuffi su prenotazione.
Ma allora mi chiedo (rimanendo in tema): vuoi vedere che gli unici a dover rimanere al bagno (di casa) siamo noi?
Giovedì, 16 aprile 2020