Cari amici
Questa notte è morto Attilio Tamburrini, uno dei soci fondatori di Alleanza Cattolica, della quale era responsabile per il Lazio da circa 40 anni. Attilio è stato una istituzione per la nostra famiglia spirituale, amato da tutti per la sua saggezza e per l’amore da sempre manifestato verso l’associazione. Ricordiamolo nelle preghiere, ricordiamo la sua famiglia e chiediamogli di intercedere ancora, dal Cielo, per la buona battaglia. I funerali si terranno a Settefrati il suo paese natio alle 17.
Attilio, il saggio.
Altri scriveranno la biografia di Attilio Tamburrini, la cui vita si intreccia intimamente con la storia di Alleanza Cattolica. Questo è un ricordo, un pensiero che nasce dal cuore di chi da lui ha tanto ricevuto.
di Domenico Airoma
Se dovessi dare un volto alla saggezza, per me sarebbe quello di Attilio Tamburrini.
E’ scritto (Ecclesiaste 8,1): “Chi è come il saggio? E chi conosce la spiegazione delle cose? La saggezza di un uomo gli rischiara il viso, e la durezza del suo volto ne è mutata”.
Il volto di Attilio era rischiarato dal saggio distacco dalle cose che egli sapeva trasmettere, dal suo sguardo profondo, dalla sua capacità di pesare uomini e circostanze, di intravvedere la direzione degli eventi.
A lui tanti di noi, quorum ego, si sono affidati soprattutto nei momenti di disorientamento, perché indicasse la strada, per non deragliare. Ed egli si è fatto sempre trovare, rassicurante e rassicurando, come porto sicuro.
S. Ignazio ci ha insegnato l’importanza della direzione spirituale. Attilio ha incarnato la funzione di una particolare forma di direzione di vita, quella propria della militanza contro-rivoluzionaria. Egli sapeva valutare la qualità delle vicende storiche, della storia grande e di quella piccola di Alleanza Cattolica. Ed è per questo che non si è fatto mai prendere da innamoramenti repentini ed umorali, consapevole di quanto sia “stolto l’uomo che confida nell’uomo”. Ed è per questo che ha sempre conservato un pacato stile ghibellino nei confronti delle vicende storiche della Chiesa, senza mai farsi prendere da infantilismi cripto-sedevacantisti. Ed è per questo che ha sempre mantenuto nei confronti della politica partitica un atteggiamento di curiosità ed attenzione, senza mai attribuire ad essa alcuna funzione salvifica, mai deluso perché mai illusosi.
Era troppo amante della tradizione, quella vera ed autentica, per cadere nelle caricature di un tradizionalismo dei pizzi e dei merletti.
Amava la Spagna e quello che quel mondo aveva saputo incarnare: l’amore di Dio fino al disprezzo di sé, come solo un vero hidalgo sa fare, senza prosopopea, senza vanagloria, nella consapevolezza di essere servi inutili. Amava la Spagna senza perdere, tuttavia, quel sano distacco che gli permetteva di denunciare gli errori di un ingessatura franchista che aveva impedito di rendersi conto del secolarismo, che intanto procedeva sotterraneamente.
Amava la parola, anche se era di poche parole, sempre nette, mai compiacenti; era un uomo della tradizione orale, che non disdegnava l’ironia e la battuta sapida. Era un uomo la cui parola era ricercata come la sentenza di un giudice sapiente, che si impone per la forza della sua riconosciuta autorevolezza.
“Il cimitero è pieno di persone che si ritenevano insostituibili”, amava ricordare ed ammonire. Tu, però, lo eri, caro Attilio. Per me e per tanti altri che hanno visto in te l’ancora e la guida nel buio dell’ora presente. A te mandavo sempre, in anteprima, le poche cose che scrivevo per la nostra compagnia di militanti contro-rivoluzionari e tu, con pazienza, le leggevi e le giudicavi. Adesso, non mi resta che chiederti di pregare, insieme ai militanti che ti hanno preceduto in Cielo, pro integritate congregationis nostrae!
Martedì, 5 aprile 2022