di Domenico Airoma
Non hanno colpe gli abitanti di Bibbiano. E bisogna attendere, come si dice, che la giustizia faccia il proprio corso per affermare con certezza la responsabilità di chi è accusato dei fatti che hanno orribilmente macchiato la cittadina emiliana, facendone quasi una Sodoma post-moderna.
Tuttavia quel che è successo – per come riportato dalla stampa – induce qualche riflessione sulla qualità delle condotte criminali contestate, soprattutto alla luce – come sembra – del carattere non isolato delle vicende.
Cos’è che esprime, più di ogni altro elemento, la gravità di un reato? Indubbiamente le modalità delle condotte e le caratteristiche della persona offesa. Ma, verosimilmente, l’aspetto che pesa di più nella valutazione è la motivazione che spinge a commettere determinati gesti; perché è lo scopo di un atto che dà la misura del grado di perversione di chi lo commette.
Orbene, nei fatti di Bibbiano non c’è – o, almeno, non c’è in modo preponderante – un movente di profitto, e neppure il desiderio di affermare il proprio potere.
La reiterata falsa rappresentazione della realtà, la volontà di far emergere a tutti i costi abusi sessuali attraverso una sistematica manipolazione dei bambini, le vessazioni e i maltrattamenti compiuti verso i minori, avevano come scopo e movente quelli di piegare la realtà a una “verità” aprioristica, partorita dalla mente degli autori.
La storia ha già conosciuto crimini commessi in nome dell’ideologia. Il comunismo si è retto, per decenni, sugli appelli a eliminare intere categorie di persone presentate di volta in volta come i nemici della Rivoluzione: si trattava di far fuori chi veniva identificato, volente o nolente, come ostacolo alla realizzazione dell’“uomo nuovo”, del “Paradiso in Terra”.
Bibbiano rappresenta la versione post-moderna dell’odio rivoluzionario.
Se non si può costruire l’“uomo nuovo”, allora va distrutto ciò che si ostina a permanere dell’ordine naturale, la famiglia e, ancor più profondamente, il bisogno di famiglia che ogni bambino porta scritto dentro di sé.
Non è, dunque, un reato di odio come qualsiasi altro. Qui si è al cospetto dei più gravi dei crimini, quello di odio verso Dio e verso le sua creature, che finisce inevitabilmente per colpire i più piccoli, i più deboli.
“Bibbia-no”: Nel nome della cittadina emiliana sembra quasi scritto l’empio desiderio di ribellione verso la volontà del Creatore, scritta, prima ancora che nella Bibbia, nella natura e nel cuore dell’uomo.
Nulla contro la cittadina emiliana, ripeto. Anche perché la Sodoma post-moderna ha confini molto più ampi, che non sono solo geografici. Quelli di un mondo e di un’epoca che vanno morendo, con il luciferino desiderio di trascinare verso il nulla ciò che rimane della Verità.
Giovedì, 25 luglio 2019