di Domenico Airoma
«Mr. Gorbachev, butta giù questo muro!». Chi non ricorda le parole pronunziate dal presidente degli Stati Uniti d’America Ronald Reagan (1911-2004) nel 1987! In tanti sorrisero, liquidando quel monito come l’ennesima guasconata del presidente cow-boy. Eppure, due anni dopo quel muro cadde; abbattuto non da Mikhail S. Gorbachev, ma da quegli stessi popoli che quel muro costringeva, con il filo spinato e sotto la minaccia delle mitragliatrici dei Vopos, a vivere nel carcere di una società che avrebbe dovuto essere paradisiaca, come promesso dalla Rivoluzione di Ottobre di settant’anni prima.
Sempre in un mese di ottobre, ma del 1978, Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005), pronunziando quel «Non abbiate paura!» che è diventato proverbiale provocò un vero e proprio terremoto storico, che dall’epicentro polacco incominciò a scuotere tutte le genti sottoposte al giogo social-comunista. Dimostrando che la storia può cambiare.
Oggi quel muro è qui, in Occidente.
Cos’altro è, infatti, se non un muro quello eretto dall’Unione Europea? Se è vero, come è vero, che dall’Unione Europea non c’è uscita, che non ci può essere uscita, pena il ricatto finanziario e l’ostracismo politico-diplomatico? Se anche una nazione come la Gran Bretagna, vittoriosa anche nei confronti del nazionalsocialismo, ha dovuto faticare dinanzi alla novella Unione Sovietica Europea, dove il verbo socialcomunista è stata sostituito dal suo ultimo travestimento, l’ideologia tecnocratica (come, peraltro, previsto, in uno straordinario articolo pubblicato su Cristianità del giugno 1989 da Giovanni Cantoni)?
Cosa c’è, infatti, di più contrario alla autodeterminazione dei popoli, di un’istituzione come questa Unione Europea che ha espropriato i parlamenti nazionali a beneficio di legislatori dal volto sconosciuto e che mette sotto accusa quegli Stati che osano evocare e scrivere in Costituzione che la vita va tutelata fin dal concepimento, che la famiglia è quella che si fonda sul matrimonio di un uomo e di una donna, che le radici cristiane vanno difese con orgoglio perché da esse occorre partire per ricostruire la vera Europa?
Cosa c’è, ancora, di più ostile alla libertà, di un’istituzione, come questa Unione Europea, che bolla come pericolose regressioni dello Stato di diritto la rivendicazione di uno spazio pubblico per una visione diversa dell’uomo, fondata su una nozione di dignità oggettiva e non manipolabile da nessun Cesare, sia pure rivestito della toga di un giudice?
E allora, buttiamolo giù questo muro! Che non è fatto di pietre e di filo spinato, ma di direttive, regolamenti, parametri, vincoli, sentenze, piani di azione. E che ci ha convinto che non c’è alternativa perché questo è il migliore dei mondi possibili. E che non ci fa rendere conto che viviamo da carcerati, in una prigione che è sì dorata, ma solo in superficie.
Buttiamolo giù questo muro che soffoca le nostre coscienze e riprendiamo a respirare la libertà.
Basta un voto? Certamente no!
Un antico manifesto pubblicato da Alleanza Cattolica nel 1979 recitava: «Vota Anticomunista ma non fermarti lì!». Votiamo allora per quelle persone che, pur in modo più istintuale che argomentato, intendono battersi per quell’ideale e per quella visione che hanno fatto grande l’Europa dei popoli. Ma operiamo, ciascuno nel proprio ambiente, affinché possa riformarsi quel tessuto culturale e sociale che è l’incubatrice naturale di un popolo che si senta davvero unito da princìpi e valori comuni. «La nostra storia può cambiare!», è stato detto con timore all’ultimo congresso di Magistratura Democratica. Noi lo diciamo, invece, con speranza! Perché la storia di questa Unione Europea ci parla di un futuro fatto di persecuzione culturale e religiosa, di depressione economica, di inverni demografici senza vita. Ed allora buttatelo giù questo muro! Non abbiate paura!
Venerdì, 24 maggio 2019