A condannare l’anarchico Alfredo Cospito ad una possibile morte di stenti non è lo “Stato cattivo”, ma l’ostinazione nel male, in un mondo che non ha ancora fatto i conti con le “idee assassine”
di Domenico Airoma
Tutti noi ci auguriamo che Alfredo Cospito cambi idea, e non solo sullo sciopero della fame. Quel che deve essere chiaro è che sono le sue idee che lo stanno assassinando, così come hanno cercato di assassinare altri.
Le idee hanno conseguenze, è stato giustamente osservato. Il guaio è che molti si ostinano a non comprenderlo, per la semplice ragione che non hanno fatto ancora i conti con altre idee, o meglio ideologie, che nel recente passato hanno ucciso, armando la mano di tanti uomini e donne. La dimostrazione è nei manifesti affissi di recente alla Sapienza, ma anche in tanti maîtres à penser che si inerpicano sui viscidi pendii del giustificazionismo e dei sottili distinguo.
La realtà è una sola: chi inneggia all’assassinio seriale, ammantandolo di orpelli vuotamente ideali, è un criminale ancor più pericoloso dei mafiosi. E lo è perché, mentre per i mafiosi è immediatamente percepibile la matrice delinquenziale e l’ingiustizia delle loro azioni, per i cosiddetti anarchici e “nemici del sistema” la pericolosità è assai maggiore, dal momento che veicolano sotto specie di bene qualcosa che è, invece, radicalmente contrario alla dignità dell’uomo. E lo è perché, se l’esercizio dei pubblici poteri può arrecare danno al bene comune, l’assenza di ogni regola e autorità – vagheggiata da Cospito e dai suoi supporters – è garanzia certa di soccombenza per i deboli e di affermazione dei violenti.
La posta in gioco non è, dunque, riducibile all’applicabilità o meno del regime detentivo previsto dall’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario. La questione è se un criminale che si ostina a fare il cattivo maestro possa avere una cattedra dalla quale continuare ad intossicare menti e cuori. E non è lo Stato a non doversi piegare ai ricatti; siamo tutti noi, che abbiamo a cuore la libertà vera a dover pretendere che ciò non accada.
Noi ci auguriamo che cambi idea. Altrimenti, sarà quell’aria mefitica che promana dalle sue idee che lo ucciderà. Nell’anima, prima ancora che nel corpo.
Domenica, 5 febbraio 2023