L’Italia non è affatto un Paese omofobo, ma c’è qualcuno che, in una situazione sociale resa critica dalla pandemia, ingigantisce i pochi casi reali per mettere la proposta di legge Zan al di sopra dei problemi più impellenti degli italiani
di Angelo Pastore
Avanza spedita la proposta di legge Zan in Parlamento, scavalcando qualsiasi urgenza pandemica ed economica. A supporto, si moltiplicano le “segnalazioni” di violenze contro gli omosessuali, “gonfiate” dai media ideologizzati. Il meccanismo è noto, non riserva sorprese, ma oggi è aiutato dai mass-media più ideologici, distorcenti e irreali che siano mai stati inventati, i cosiddetti social.
Il “caso Malika”, che tiene banco in questi giorni, è davvero un caso da manuale. Si prende un minuscolo pezzettino di realtà – una famiglia vera, con problemi veri – si fa in modo che coincida al millimetro con la versione distorta della realtà che si vuole rappresentare (omettendo i particolari che violano altri dogmi del politicamente corretto, come il fatto che la famiglia in questione sia musulmana) e, infine, si ottiene la disponibilità della “protagonista” a collaborare alla campagna di riprogrammazione della realtà. Parte così il “boato” mediatico: un caso sciagurato diventa la realtà totale sic et simpliciter.
Il 13 aprile al “caso Malika”, fomentato sui social, è stato dedicato un servizio delle Iene su Italia 1. Lo script è una dimostrazione esemplare del meccanismo di capovolgimento della realtà a cui si accennava sopra: si prende il caso orribile di una famiglia che rifiuta una figlia lesbica ad esempio di una situazione immaginata come endemica, da risolvere ovviamente con una legge. Ma questo è semplicemente falso. Non ha alcun nesso con la realtà, perché per ogni famiglia che non accetta un/a figlio/a omosessuale ve ne sono molte di più che lo/la accolgono. Giornalisti e presentatori avvezzi a trattare con la medesima, efficace, divertita disinvoltura il falso e il vero, il ridicolo e il serio, contribuiscono a mistificare la vicenda. Una manipolazione bella e buona, orchestrata a colpi di audio terrificanti e urla tremende della madre, che squalifica e offende la figlia lesbica. Come non esser d’accordo, dopo aver ascoltato parole così sprezzanti, sulla necessità di “ri-educare” simili mamme, di “ri-programmare” simili famiglie in modo che si estinguano a lascino il posto a … chissà cosa?
Ma la realtà esiste, e non frequenta gli studi televisivi, è fatta di milioni di famiglie che affrontano giornalmente i problemi reali e godono delle gioie che l’essere famiglia produce e protegge, senza che avvenga alcuna discriminazione al loro interno. Ci sono problemi decisamente più seri ed impellenti delle pseudo-emergenze inventate dalle lobby LGBTQ, come sanno tutti coloro che non vivono davanti alla televisione né confondono la realtà con i social.
Giovedì, 15 aprile 2021