Il figlio, però, non è un videogioco, e proprio qui è il problema
di Chiara Mantovani
Spero tanto che il titolo della notizia non indirizzi male il nobile e doveroso sdegno davanti all’ultima (o sarà già penultima?) novità in fatto di PMA. Già, perché nell’intestazione ci sono un errore e una bella notizia.
È costruito, questo titolo, per indurre a immaginare un robot tipo C-3PO (androide, per intenderci) che solo soletto manipola materiale genetico e magari ‘crea’ un umano a lui soggetto. Nulla di tutto ciò, anzi, così è fuorviante e deresponsabilizza l’umano: in questo caso, chi volesse immaginarlo dovrebbe pensare ad uno di quei meravigliosi apparecchi che, guidati dalla mano del chirurgo molto esperto, arrivano con fermezza e precisione a compiere delicatissime resezioni di tessuti danneggiati o cancerosi in organi umani. Meraviglie della tecnica, nate dall’ingegno umano, guidate dalla competenza umana di chi ha fatto una buona diagnosi. Poi, che assomigli nella forma ad una pinzetta, ad un bisturi o ad uno strumento usualmente utilizzato per il gioco, non è determinante per la valutazione dell’eticità dell’uso.
Ma non è questo l’errore, è solo un fraintendimento che si chiarisce velocemente.
Il vero errore è un verbo: «concepisce». Feconda due ovuli umani, questo sì. Compie un’azione molto semplice: prende uno spermatozoo e lo inserisce in un ovulo. La precisione e la giusta forza è applicata con abilità meccanica. Ma il concepimento è un’altra cosa. Persino quando è involontario o greve o sconsiderato il concepimento è un atto umano. Questo, invece, resta un gesto dell’uomo mediato da uno strumento, nulla che si possa imputare – o attribuire – alla macchina. Oppure vogliamo iniziare a chiederci quale ‘paternità’ possa essere delegata al robot?
Dunque, la buona notizia quale sarebbe? «Due bambini».
Come? Non è terribile che si ‘producano’ esseri umani in laboratorio? Non è devastante che lo si faccia sapendo che hanno poche possibilità di sopravvivere? Non è indegno che siano destinati all’esaudimento di un desiderio, che siano sottoposti ad esami per giudicarne la ‘qualità’, che potrebbero essere gettati nella spazzatura, servire da materiale se giudicati non idonei o, addirittura, nel caso abbiano superato la strada irta di trappole mortali, che potrebbero essere immessi in un utero, neppure della propria madre?
Certo che è terribile, devastante e indegno.
Ciò che è fenomenale è che, nell’impeto di enfatizzare lo scoop della notizia, la verità strabordi dalle non-intenzioni: sono due bambini!
Sono due esseri umani, non sono agglomerati informi, né aspettano di ricevere una dignità che hanno in sé. Sono già, ora, persino assemblati dalla tecnica robotica, esseri viventi di natura umana. Una coscienza intellettualmente onesta ne trarrebbe conclusioni grandiose. Perché non sono fatti da mano d’uomo e neppure di robot. Sono impastati di immortalità, sono persone, bambini appunto.
Absit iniuria verbis: siamo di fronte ad un altro, moderno, non meno veritiero e altrettanto pregnante ‘ecce homo’.
Sabato, 6 maggio 2023