Il 16 agosto è mancato il carissimo amico di una vita, Francesco Barbesino. Lo conobbi a Milano negli Anni 70, quando ventenne, fresco di conversione, mi affacciavo nella vita della fede e trovai in lui un fratello maggiore, ricco di umanità (e di una numerosa famiglia con tante figlie) e colto come pochi, di storia (romana in particolare) e di tante altre materie. Ma soprattutto un uomo saggio che non teneva per sé le cose che conosceva e si prodigava per farle conoscere ai tanti giovani che frequentavano la sua casa e le sedi di Alleanza Cattolica. Dell’associazione fu sempre militante convinto e fedele, soprattutto perché aveva una grande considerazione dell’importanza della comunione e dell’obbedienza. Questo gli permise di essere sempre, nelle circostanze più drammatiche, un punto di riferimento equilibrato nelle situazioni più gravi, quando si dovevano prendere decisioni difficili.
Grande cultore anche degli studi sulla Sindone, Francesco era dotato di un umorismo fine, non comune, che gli permetteva di sdrammatizzare le situazioni più delicate senza banalizzarle. Il suo umorismo era rivolto anzitutto a se stesso e si esprimeva in una grande umiltà, autentica, mai affettata.
Capì ben presto, e come pochi, i grandi e difficili passaggi di conversione e di crescita che l’associazione ha dovuto compiere nel corso di mezzo secolo, dagli Anni 70 del secolo scorso a oggi. Seppe ben presto adattarsi, molto prima di noi più giovani, ai grandi cambiamenti epocali che attraversammo nella vita sociale, con i relativi passaggi dall’epoca della Guerra fredda alla rivoluzione nichilista nell’epoca della dittatura del relativismo, dalla III alla IV Rivoluzione, alla fine della cristianità. Comprese presto, mettendo in pratica l’insegnamento del suo maestro Giovanni Cantoni, come si dovesse aggiungere a un atteggiamento di contrapposizione contro il male diffuso a piene mani nella società anche un modo di fare apostolato sempre più orientato alla spiegazione e al convincimento. Lo fece con una freschezza straordinaria, senza rimpianti per la stagione della sua giovinezza, con l’entusiasmo di chi aveva tanto da trasmettere.
Chi lo frequentava non poteva che rimanere edificato da un uomo anziano, che a 80 anni partecipava regolarmente alle riunioni di croce, ai ritiri e ai capitoli, fin quando ebbe la forza per farlo.
Un modello, un grande esempio. Per me un amico più “grande”, in tutti i sensi, soprattutto nella sua straordinaria umiltà.
Caro Francesco, eri un alpino innamorato della montagna, ora sei arrivato alla cima più ambita e importante; intercedi per noi, noi lo faremo per te.
Sabato, 16 agosto 2025

