di Daniele Fazio
Il 18 maggio è ricorso il centesimo anniversario della nascita di Papa san Giovanni Paolo II (1978-2005). Papa Francesco, per l’occasione, ha firmato la prefazione a un volume commemorativo edito dalla Libreria Editrice Vaticana, San Giovanni Paolo II: 100 anni. Parole e Immagini. Tra gli aspetti sottolineati da Papa Francesco, parimenti importanti, colpisce il riferimento al «preziosissimo dono del Catechismo della Chiesa Cattolica».
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è stato pubblicato l’11 ottobre 1992 e in forma definitiva il 15 agosto 1997. È il secondo universale dopo il Catechismo romano, del 1566, e non è un testo qualsiasi, bensì è lo strumento fondamentale per la presentazione e per l’approfondimento della fede, nonché per l’evangelizzazione oggi. È, cioè, la bussola sicura di fronte alle tante tempeste e deviazioni dottrinali che si abbattono sui credenti.
Un dono veramente prezioso, dunque, anche alla luce della storia in cui si inserisce e che occorre richiamare brevemente almeno a partire dall’epoca del post-concilio. Papa san Paolo VI (1963-1978) affermò chiaramente che dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II (1963-1965) si aspettava una giornata di sole invece si addensarono sulla Chiesa fosche nubi, tanto che si assisteva ad un vero e proprio progetto di autodemolizione. A contribuire alla confusione era certamente un’interpretazione dell’assise conciliare – fomentata anche dai media – all’insegna della rottura e della discontinuità. Era come se la Chiesa fosse nata con il Concilio e dovesse ormai scrollarsi di dosso dottrina, morale, liturgia con cui aveva attraversato i secoli. Il risultato fu grande confusione e smarrimento, da cui ancora non siamo totalmente venuti fuori.
Tuttavia, il magistero dei Pontefici ha guidato saldamente la Chiesa e sulla scia degli insegnamenti conciliari ha indicato di quell’evento cardine della storia della Chiesa nel nostro tempo la giusta ermeneutica, quella della riforma nella continuità, così come Papa Benedetto XVI (2005-2013) magistralmente ha ricordato nel discorso alla Curia romana del 22 Dicembre 2005.
Nella cornice di incertezza, di confusione dottrinale e di promulgazione di fantasie ed errori – di cui faceva stato anche il discorso che san Giovanni Paolo II ha tenuto nel 1981 ai partecipanti al Convegno “Missioni al popolo per gli anni 80” – in occasione del Sinodo straordinario del 1985, i vescovi chiesero al Papa un Catechismo che potesse fungere da guida sicura per il nostro tempo. Accogliendo la richiesta, fu nominata una commissione presieduta dall’allora Cardinale Joseph Ratzinger, che lavorò lungamente fino appunto all’elaborazione finale del Catechismo della Chiesa Cattolica.
È veramente un volume di valore perché in esso vi è la fede integra che la Chiesa professa dalla sua nascita, il modo autentico con cui questa fede viene celebrata e come deve essere vissuta, alla sequela di Cristo, nelle scelte della vita, aspirando ad un’unione con Dio grazie alla dimensione della preghiera.
Ha raccontato il Cardinale Ratzinger: «A un vescovo anziano, molto stimato per la sua erudizione, venne inviata una delle ultime redazioni del Catechismo prima della pubblicazione, allo scopo di avere un suo giudizio. Egli restituì il manoscritto con una espressione di gioia. Sì, disse, questa è la fede di mia madre. Egli era lieto del fatto che la fede che aveva guidato per tutta la vita si trovava riformulata nella sua ricchezza, nella sua bellezza, ma anche nella sua semplicità e nella sua indistruttibile identità. È la fede di mia madre: la fede di nostra madre, della Chiesa, A questa fede ci invita il Catechismo» (Joseph Ratzinger e Christoph Schönborn, Breve introduzione al Catechismo della Chiesa Cattolica, Città Nuova, Roma 2005, pp. 34-35).
Grazie alla sottolineatura di Papa Francesco ritroviamo allora che uno dei modi significativi per onorare la memoria di Giovanni Paolo II possa essere quello di riprendere in mano il Catechismo della Chiesa Cattolica. È urgente ancora una volta riconoscerne l’importanza non perché la fede possa essere risolta in un libro, ma perché questo strumento ci aiuta in modo sicuro a vivere il giusto rapporto con il Signore e con la sua Chiesa. Conoscere Dio ci porta ad avere fiducia in Lui. Avere fiducia in Lui ci porta sempre più ad approfondire la sua conoscenza, quindi ad amarLo con sempre maggiore intensità.
Giovedì, 21 maggio 2020