di Daniele Fazio
Nel suo schematico discorso programmatico il premier incaricato della formazione del nuovo governo Giuseppe Conte, in un passaggio degno di riflessione circa la prospettiva ideologica della politica che vorrebbe attuare così ha detto: «Molto spesso negli interventi pubblici ho evocato la forma di un nuovo umanesimo: non ho mai pensato fosse lo slogan di un governo, ma un orizzonte ideale per il Paese».
La parola chiave su cui riflettere è allora “nuovo umanesimo”. Quali sono i contenuti del “nuovo umanesimo” e a cosa si dovrebbe contrapporre? È una prospettiva antropologica che scaturisce dalla nozione di humanitas latina, dal Rinascimento e dalla prospettiva contemporanea aperta, tra gli altri, dal filosofo e sociologo francese Edgar Morin, nelle cui opere il sintagma ricorre.
È certamente la prospettiva d’esordio della modernità ideologica, che in dissenso con l’epoca cristiana e la sintesi tra la fede e la ragione, ha iniziato a vedere l’uomo e la realtà, etsi Deus non daretur, producendo le ideologie e il nichilismo dei nostri giorni. È la prospettiva di Edgar Morin, che nonostante le sue riflessioni originali e di critica alla scienza moderna, rimane nell’ambito dell’immanenza, prolungando la prospettiva idealista hegeliana e lo storicismo assoluto di Benedetto Croce (1866 – 1952). Per salvare l’uomo basta semplicemente la riforma del metodo, della conoscenza, dell’istruzione e così – per il teorico della complessità francese – si otterrà una “testa ben fatta”, che tuttavia non raggiungerà mai alcuna verità.
Occorre, allora, rendersi conto di questi riferimenti culturali per comprendere come vi sia, già manifesta, una netta rottura con la prospettiva di un umanesimo cristiano, che vede nel suo fondamento l’apertura dell’uomo alla trascendenza, che in termini etici e, quindi successivamente politici, nel senso ampio del termine, vuol dire apertura alla legge morale naturale, quale regola fondativa delle relazioni tra gli uomini. Il “nuovo umanesimo” di Giuseppe Conte (e non solo) è allora quello che pensa all’uomo come se fosse una divinità, capace, da solo, di dare senso a se stesso, ma soprattutto capace di realizzarsi autosalvandosi.
Questa è chiaramente la nuova religione umanitaria con i suoi dogmi e pilastri: il multiculturalismo, l’ambientalismo, i nuovi diritti civili, il principio di laicità che subito si declina come laicismo. Tutte tematiche che sono emerse nel breve discorso programmatico del premier Conte. Vale poco, in questa cornice, il pur citato primato della persona in riferimento al dettato costituzionale.
Non si tratta semplicemente di vagheggiamenti filosofici, ma della possibilità reale che tutto questo si concretizzi in dispositivi di legge con forze di governo (M5S e PD) la cui storia chiaramente risponde a questi criteri ideologici.
Davanti a questa nuova accelerazione del processo rivoluzionario, teso in ultimo al ribaltamento della natura umana, non bisogna, tuttavia, disperare. La storia non è solamente nelle mani degli uomini e la salvezza non viene né dalla politica, né dalla filosofia, né dalle inopportune benedizioni di alcuni chierici al probabile nascente governo. Anzi bisogna ravvivare la speranza perché anche se non sappiamo dove, quando e come a vincere sarà sempre il piccolo Davide contro il possente Golia.
Lunedì, 02 settembre 2019