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La cattedrale inghiottita

4 Marzo 2024 - Autore: Stefano Nitoglia

La cathédrale engloutie

Il mondo ha nostalgia della sua innocenza primigenia

di Stefano Nitoglia

Questa mattina (2 marzo), a Messa, ho ascoltato un’interessante omelia sul Vangelo del giorno (Lc 15,1-3.11-32), quello comunemente conosciuto come la parabola “del figliol prodigo”, ma che, come giustamente detto dal sacerdote celebrante, forse sarebbe più esatto chiamare “la parabola dei diversi personaggi” che vi sono descritti. Perché, in effetti, oltre al personaggio principale, che da sempre è stato ritenuto il cosiddetto “figliol prodigo” pentito, andrebbero, giustamente, sottolineati tutti gli altri personaggi, nei quali ciascuno di noi può, in tutto o in parte, riconoscersi. Innanzitutto, la figura di Dio Padre, caratterizzata dall’amore misericordioso, sulla quale tanto insiste Papa Francesco. Poi quella dei servi. Infine, quella del figlio primogenito, colui che si indigna quando, tornando a casa dal lavoro, sente da lontano i rumori della festa che il padre aveva organizzato per il ritorno del figlio secondogenito; figlio maggiore che, probabilmente, è quello che maggiormente raffigura ciascuno di noi. Di esso, in una omelia da Santa Marta del 14 marzo 2020, così dice Papa Francesco: «Cominciamo dal figlio maggiore – il problema è che lui era a casa, ma non si era accorto mai di cosa significasse vivere a casa: faceva i suoi doveri, faceva il suo lavoro, ma non capiva cosa fosse un rapporto di amore con il padre (…). E di questo, il figlio non se n’era accorto, viveva a casa come fosse un albergo, senza sentire quella paternità».

Ma torniamo all’omelia di cui stavo parlando. Il sacerdote ha detto che, secondo lui, ciò che ha fatto tornare sui suoi passi il figlio secondogenito è stata la fame. Non una fame materiale, che pure c’era, ma una fame spirituale, rappresentata simbolicamente. Fame spirituale del ricordo della dolce e intima atmosfera che aleggiava nella casa paterna. È questo ricordo che, riaffiorato improvvisamente in tempo di prova, ha fatto tornare sui suoi passi il secondogenito. Una sorta di nostalgia di un tempo primordiale di innocenza, che ciascuno di noi, anche il più indurito e incallito peccatore, conserva e nasconde nelle parti più recondite dell’anima e che, in particolari momenti, complice la grazia, riaffiora e converte.

Questa omelia mi ha fatto ricordare l’antico mito bretone che racconta di una cattedrale sommersa sott’acqua dopo un misterioso cataclisma. Secondo questo mito, in alcune notti di luna, fra l’agitarsi delle onde, si può udire il suono delle campane della cattedrale sommersa, fatte risuonare dagli angeli, che preconizzano il suo futuro trionfale riemergere dalle acque.

Si tratta del mito della cattedrale sommersa, divenuto forse noto ai più quando fu musicato, come preludio, con il titolo La cathédrale engloutie, dal compositore francese Claude Debussy, nel 1910.

Di esso parla anche il noto pensatore Plinio Correa de Oliveira, nella sua opera Innocenza primordiale e contemplazione sacrale dell’universo (Cantagalli, 2013), a proposito del concetto di “innocenza primordiale”, caro al leader cattolico brasiliano. «L’innocenza primordiale – scrive Plinio Corrêa de Oliveira – non è qualcosa che il diavolo riesca a sradicare interamente dalla nostra anima. Vi resta come una cattedrale sommersa dalle acque del peccato ma che ancora esiste in noi. Di tanto in tanto le campane di questa innocenza rintoccano, e ci fanno sentire come una melodia interiore, una nostalgia, una speranza».

È la cosiddetta “via pulchritudinis” (via della bellezza), strumento privilegiato di apostolato in questa nostra epoca liquida e confusa di tramonto della Cristianità. “Via pulchritudinis”. Cammino privilegiato di evangelizzazione e di dialogo, del 28 marzo 2006, è infatti anche il titolo del documento finale della sesta Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura. «Un documento – scrive Massimo Introvigne in Cristianità n. 351 (2009) – la cui consonanza – quanto all’architettura e allo schema generale – con questo aspetto della spiritualità di Corrêa de Oliveira è davvero notevole». E non è un caso se Via pulchritudinis sia anche una rubrica del sito di Alleanza Cattolica.

Lunedì, 4 marzo 2024

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