I negozi di prossimità e la ricostruzione dei rapporti umani in una società “coriandolare”
di Andrea Arnaldi
L’uomo è un animale sociale o, almeno, questa era la convinzione dei filosofi greci e anche nostra: la persona umana non può prescindere da un contesto sociale in nessuna fase della propria esistenza. Siamo, in altri termini, strettamente dipendenti dalla dimensione relazionale, grazie alla quale possiamo nascere, crescere, formarci, migliorarci.
Uno dei fenomeni più interessanti che caratterizzano la società occidentale contemporanea e in particolare quella italiana è quello della “coriandolizzazione”, come lo chiama il CENSIS, cioè la frammentazione sociale che induce le persone a ritirarsi in una asocialità sempre più marcata, facendole assomigliare, appunto, a coriandoli sparsi, individui chiusi in sé stessi ed incapaci di relazionarsi, dediti anzi ad alimentare rancore ed insofferenza.
Alla luce di questo contesto si può tentare di leggere anche la notizia riportata in questi giorni dagli organi di informazione a proposito della desertificazione commerciale che avanza a grande velocità: è il fenomeno dei negozi chiusi e sfitti che rischia di trasformare in maniera radicale le città, rendendole meno vivibili e inclusive.
Senza interventi di rigenerazione urbana nei prossimi dieci anni un quinto delle attività di commercio al dettaglio sparirà, secondo l’allarme lanciato da Confcommercio, il cui Presidente, Carlo Sangalli, pone in evidenza le implicazioni non solo di ordine economico o meramente “corporativo”, ma soprattutto quelle di ordine sociologico:
«Non è solo una tendenza economica, ma un fenomeno che sta cambiando il volto delle nostre città. L’aspetto che preoccupa di più è che rappresenta un drammatico segnale di indebolimento profondo della vita urbana: meno sicurezza, meno incontri, meno comunità. È una perdita che si sente nella quotidianità delle persone, prima ancora che nei dati. E quindi lo dico con chiarezza: o si interviene adesso, oppure in pochi anni rischiamo di trovarci davanti città fantasma, soprattutto tra periferie e piccoli borghi... Le attività di prossimità sono un presidio sociale ed economico fondamentale. Davanti ai negozi sotto casa passano relazioni, ascolto, sicurezza. Da queste imprese deriva la capacità di costruire fiducia e la possibilità di sentirsi parte di un luogo».
Un’analisi fredda e distaccata potrebbe portare fatalisticamente a considerare come le dinamiche di consumo stiano cambiando ad un ritmo vertiginoso a favore dei portali di commercio elettronico e delle grandi superfici di vendita e che, semplicemente, dovremmo farcene una ragione e prendere atto che la desertificazione commerciale è un fatto semplicemente ineluttabile.
Dall’altro canto, l’impoverimento sociale e culturale che questo fenomeno reca con sé merita attenzione e, magari, la messa in atto di qualche tentativo di porvi rimedio.
L’obiettivo, indicato da Sangalli, è certamente condivisibile: «favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città. In una parola, disegnare le città del futuro. Aiutare i territori a non rassegnarsi al declino e costruire insieme una nuova vitalità urbana non è un lusso: è un diritto delle persone, residenti e turisti».
Spetta alla politica, coadiuvata dagli specialisti in scienze sociali, economia, urbanistica, individuare strumenti idonei a frenare ciò che sembra inarrestabile. Ma è importante che la politica percepisca il valore di agire in questa direzione ed il consenso sociale che ne deriverebbe, soprattutto dalle fasce più deboli della popolazione.
Non va dimenticato, infatti, che la dottrina sociale della Chiesa, nella prospettiva della edificazione di una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio, pone peculiare attenzione ai più fragili, agli umili, a coloro che hanno maggiormente bisogno del supporto degli altri. Anche in questa prospettiva il negozio di prossimità rappresenta un valore poiché è di aiuto alla persona anziana (che rappresenta una porzione sempre maggiore della popolazione a causa del vertiginoso calo demografico), alla mamma con il neonato, all’ammalato ed a tutti coloro che per motivi pratici ma anche psicologici hanno bisogno di effettuare un acquisto con una modalità che sia più comoda e semplice ma soprattutto più umana.
L’uomo è un animale sociale e ogni azione idonea a contrastare la coriandolizzazione denunciata anni fa dal prof. De Rita ed a restituire alle comunità umane una socialità più facilmente vivibile rappresenta una risposta utile e necessaria e quindi altamente meritoria.
Giovedì, 20 novembre 2025
