di Marco Invernizzi
Paola Bonzi (1943-2019) ha costruito un tempio della vita nel cuore di Milano, dentro gli stessi edifici in cui i bambini venivano uccisi. Dopo la legalizzazione dell’aborto nel 1978, non si è limitata a testimoniare e a spiegare perché e come il concepito sia una vita, ma ha offerto a tante mamme la possibilità di percorrere la strada della vita. E, salvandone i bambini, ha permesso loro di diventare mamme, cioè di portare a compimento ciò a cui erano state comunque chiamate.
Nella storia del movimento pro-life in Italia, Paola ha avuto un ruolo importante. Non soltanto perché ha fondato il Centro di aiuto alla vita (CAV), nel 1984, nella clinica milanese Mangiagalli, nel cuore dell’abortismo militante, ma perché in tutti questi anni ha rappresentato per tutti noi un punto di riferimento, la certezza che anche in una società abortista esista la possibilità di salvare le vite innocenti. Il suo CAV ne ha salvate 22702: pochissime di fronte ai sei milioni di bambini soppressi legalmente nel nostro Paese dopo il 1978, ma comunque tante se si considerano le forze in campo, le difficoltà che Paola ha dovuto incontrare, l’ostilità ideologica e politica delle forze che hanno dominato la scena pubblica a Milano e in Italia in questi anni passati.
Paola Bonzi ha dimostrato che si può fare e lo ha fatto senza urlare, inserendosi umilmente nelle pieghe di una società che sta morendo perché fondata su una cultura di morte. Non ci ha mai detto di smettere di combattere per cambiare questa società: anzi, ha sempre risposto con grande simpatia a tutti i nostri inviti, ma ha ricordato a noi, e a tutti i combattenti per la vita, che non è sufficiente operare per cambiare il mondo se non ci si piega sulle ferite che il mondo provoca con la sua follia ideologica.
Cara Paola, ci mancherai molto, ma sappiamo che ci aiuterai dall’Alto con lo stesso amore e la stessa energia che ci hai dimostrato nella tua vita.
Sabato, 10 agosto 2019