30 anni fa la fine ingloriosa dell’Unione Sovietica
di Diego Torre
30 anni fa, il giorno di Natale, al Cremlino veniva ammainata la bandiera rossa con la falce e il martello, e veniva issato il tricolore attuale. Un regalo di Natale che il Cielo donava alla terra. Crollava così ingloriosamente l’URSS, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, sotto il peso del suo collasso economico, del suo grigiore burocratico, dei suoi costosissimi ed inutili armamenti e a causa degli opposti nazionalismi dei popoli sottomessi. Avevano contribuito al crollo la presuntuosa gara verso la conquista dello spazio, che aveva i suoi costi, ma soprattutto il pontificato di san Giovanni Paolo II, che coadiuvò il risveglio della natia Polonia. C’era soprattutto la fine di un sogno, o meglio di un incubo, a cui tanti avevano creduto; c’era la tristezza, la povertà, la noia di un mito sbiadito e fallito. Il mito del “paradiso in terra”, profetizzato da Karl Marx, si lasciava alle spalle un popolo e una società costretta alla povertà, stanca, invecchiata e disillusa. Il De profundis venne declamato da un afflitto Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Urss e ultimo segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS): «Uno dopo l’altro sono falliti i tentativi di riforma. Il rinnovamento si è rivelato ben più arduo di quanto prevedessimo. Eppure, è stata un’impresa storica: abbiamo abbattuto il totalitarismo», riferendosi unicamente alla vittoria contro il nazismo (1945), che da allora aveva assurto un ruolo chiave nella propaganda sovietica.
Quella dell’Urss era comunque una storia finita male, perché iniziata con le premesse sbagliate: Marx presupponeva che l’uomo sia soltanto materia, che soltanto l’economia faccia la storia, che tutto si sarebbe concluso con una grande anarchia universale in cui tutti, mutilati di ogni riferimento identitario (storico, religioso, familiare, proprietario), sarebbero vissuti felici e contenti. Ma non è possibile costruire un mondo felice prescindendo dalla natura umana, che in ogni persona è costituita ed allo stesso tempo espressa da proprio quei riferimenti. Le decine di milioni di morti ammazzati, immolati a questo satanico disegno, ne dimostrano la palese inconsistenza. Su queste macerie sociali, economiche e spirituali si abbatté subito dopo la droga, la corruzione, lo sviluppo delle mafie: insomma, le “libertà” dell’Occidente corrotto da decenni di propaganda rivoluzionaria.
Gli “orfani” ideologici del comunismo lo hanno capito? Assolutamente no, e continuano a lavorare con metodi più soft per realizzare lo stesso progetto in salsa “libertaria” tramite l’Unione Europea, il politicamente corretto, la cancel culture, il relativismo etico e la colonizzazione gender. Essi guardano con malcelata simpatia al Dragone cinese, che, usando anche i meccanismi del capitalismo, porta avanti il suo progetto di dominio mondiale; ogni tanto hanno persino degli sprazzi di nostalgia per quel mondo dove lo Stato-padrone decideva tutto, ma si nascondono sotto la maschera dell’individualismo occidentale, altra faccia della dissoluzione dell’uomo.
La Madonna a Fatima nel 1917 chiese «la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace. Se no, diffonderà i suoi errori nel mondo, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte». Gli ammonimenti si sono purtroppo realizzati. L’Immacolata non specificò che l’errore fosse il comunismo, ma esso alcune settimane dopo prese il potere proprio in Russia. La Madonna intendeva anche tutte le varianti “geneticamente modificate” dell’unica Rivoluzione, di cui la terza è solo una tappa. Ma poi la Madonna aggiunse: «Finalmente il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace». Ed è per questo trionfo che conta pregare, sacrificarsi ed agire, certi che il Signore è fedele alle Sue promesse, nonostante ogni diversa apparenza.
Martedì, 28 dicembre 2021