I giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condannano la Francia perché si è “ingerita indebitamente”, infliggendole una sanzione penale, nella libertà di Éloïse Bouton, la femen francese che ha mimato, travestita da Vergine Maria, l’aborto di Gesù in una Chiesa francese.
di Domenico Airoma
I cristiani sono avvisati. Non si sognassero di opporsi a chi dovesse entrare in Chiesa e, con un pezzo di fegato sanguinante fra le mani, abbigliato come la Madonna, mimasse l’aborto di Gesù Cristo. Costui (o costei) sta esercitando la sua libertà di manifestazione del pensiero e chi glielo impedisce corre il rischio di essere incriminato per violenza privata. Questa è la sostanza della pronuncia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha condannato la Francia perché, infliggendo la sanzione di un mese di reclusione (con pena sospesa) e di 2.000 euro di multa a Éloïse Bouton, si è ingerita in modo indebito nella libertà della femen francese.
Non intendiamo soffermarci sulla inconsistenza delle motivazioni in diritto della sentenza: lo ha già fatto brillantemente ed esaustivamente il professor Mauro Ronco. Qui val la pena inserire la sentenza nel contesto più ampio dei cosiddetti discorsi di odio che tanto agitano il mondo dei benpensanti occidentali, ponendo qualche domanda.
In primo luogo, val la pena precisare che non siamo dinanzi ad un discorso di odio, ma al cospetto di gesti di odio, compiuti in casa d’altri. Siamo oramai – purtroppo – abituati alle sistematiche esibizioni blasfeme compiute durante i gay pride. In questo caso, però, non si tratta solo di parole né di performance compiute nell’ambito di manifestazioni di rivendicazione di presunti diritti negati, ma di gesti dal chiaro ed univoco obiettivo: offendere la libertà religiosa e di culto dei cristiani. Per la Corte di Strasburgo esistono, dunque, dei gesti di odio che non vanno sanzionati? C’è, in altri termini, un odio dinanzi alla cui manifestazione non c’è altro diritto che tenga?
Non solo. Nella vicenda esaminata ai giudici francesi, siamo al cospetto di atti che vengono compiuti non nella sede delle Femen, né sulla pubblica via, ma al cospetto e in casa di chi si vuole offendere. Per la Corte di Strasburgo è, dunque, sproporzionato sanzionare -con una multa! – chi va in casa d’altri mostrando loro un pezzo di carne, urlando che il Dio in cui credono non c’è più perché è stato abortito? Per la Corte di Strasburgo uno “Stato di diritto” non è, dunque, quello che tutela la libertà religiosa e di culto, ma quello che consente alla libertà di manifestare e praticare l’odio contro la religione di esplicarsi senza limite alcuno, censurando chi osi opporsi?
Non ci aspettiamo risposte. La Corte di Strasburgo, in fin dei conti, lo ha scritto. Uno Stato che pretenda di porre limiti alla pratica dell’odio contro chi è in Chiesa a pregare, compie qualcosa di indebito, qualcosa che non gli spetta.
Infine, una considerazione.
Nello stato di diritto che hanno in mente le istituzioni europee e sovranazionali appare sempre più chiaro che esistono alcune categorie di uomini con libertà illimitata ed altri in libertà vigilata. E se tutto questo viene sancito per legge o con sentenza, non c’è che da denunciare il tiranno, anche se non ha un volto, e da resistere. Da cristiani, da giuristi, da uomini.
Mercoledì, 19 ottobre 2022