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Una questione di realtà

30 Maggio 2019 - Autore: Daniele Fazio

di Daniele Fazio

La Lega al 34,33% fa paura! A guardare i titoli de La Repubblica del 27 Maggio 2019, che evocano le “ombre nere” si direbbe che all’Italia, ancor prima che all’Europa, sia capitata una catastrofe. Ma occorre chiedersi: gli italiani si sono risvegliati, da un giorno all’altro, leghisti? Ovviamente no. E ciò non perché gli esponenti del Partito Democratico esultano facendo credere che il loro 22,69% sia il frutto di una rimonta, quando invece, a conti fatti i “dem” perdono 111.545 voti, rispetto alle ultime elezioni politiche. Ma semplicemente per il fatto che gli italiani – a prescindere dalle performance salviniane, anche “religiose” – hanno trovato nella Lega ‒ e anche in Fratelli d’Italia, che si attesta sul 6,46% (+ 2,11% rispetto alle politiche, ovvero 293.682 voti in più) ‒ un’alternativa “conservatrice” al sinistrismo.

Si potrebbe fare un parallelo con la vittoria ottenuta da Forza Italia del 1994 e degli anni successivi. Anche allora la maggioranza del popolo italiano non si svegliò improvvisamente berlusconiana ma, come ha analizzato bene lo storico Giovanni Orsina, gli italiani videro in Silvio Berlusconi l’alternativa elettoralmente più credibile alla «gioiosa macchina da guerra» – denominata Alleanza dei progressisti – guidata dall’allora segretario del Partito Democratico della Sinistra, Achille Occhetto. Berlusconi rappresentava il “Paese reale” contro il “Paese legale” e quindi ideologico. Dunque, più che un voto a “favore”, quasi fino alla sua fine, quello dato al “berlusconismo” è stato un voto “contro” gli altri pretendenti alla guida del Paese.

Oggi lo scontro, ancora prima che ideologico, appare drammaticamente giocato sulla capacità o meno di rispondere ai bisogni immediati della popolazione italiana, che sono quelli legati al lavoro, alla sicurezza, alla regolazione dei flussi migratori, al raggiungimento di un’età pensionabile adeguata e alla crescita demografica. 

Su questi punti la risposta, condivisibile o meno, di Matteo Salvini – a partire dall’esperienza di governo – c’è stata, mentre quella degli altri partiti è stata latente e utopica. Basti pensare alla vicinanza di posizioni tra una Forza Italia trasformata (che, visti i fasti del passato, con l’8,79% odierno sembra una formazione politica moribonda) e il Partito Democratico o alla scarsa tangibilità delle proposte del MoVimento 5 Stelle, che nel crollo elettorale evidente (17,07%), rispetto alle elezioni politiche scorse, sconta con molta probabilità tutti i limiti del “reddito di cittadinanza”, spacciato per la sconfitta della povertà, ma rivelatosi provvedimento complesso e deludente. Né tantomeno ha convinto l’attenzione tardiva rivolta dal vice-premier pentastellato Luigi Di Maio al calo demografico, che promette maggiori incentivi alle famiglie attraverso quanto rimarrà degli stanziamenti per il “reddito di cittadinanza”.

Né risponde alla necessità del “Paese reale” la priorità, dichiarata dal neosegretario del PD, Nicola Zingaretti, di una legge sull’eutanasia: ancor prima di decidere come morire, gli italiani avrebbero infatti l’interesse a vivere dignitosamente.

Non si dimentichi, a questo punto, neanche il voto di quanti – oltraggiati come “medioevali”, “omofobi” e quant’altro – hanno riempito le piazze degli ultimi due Family Day e hanno guardato con favore, pur con tutti i distinguo, al Congresso delle Famiglie di Verona. All’agenda di questo popolo – che aveva già fatto pesare il dissenso al governo di Matteo Renzi al referendum sulla riforma costituzionale del 2016 – hanno prestato attenzione principalmente – se non esclusivamente – i candidati della Lega e di Fratelli d’Italia, che hanno sottoscritto un manifesto in tal senso.

Il 34,33% di Salvini – che sicuramente ha altre concause – è però una fiducia “fragile” da parte dell’elettorato, che genera una responsabilità maggiore. Per questo le risposte concrete a problemi concreti devono diventare sempre più visibili e credibili. L’alternativa al “sinistrismo” non può essere altresì semplicemente emotiva o pragmatica, ma ha bisogno di radicarsi in una cultura che consideri il diritto naturale e la tradizione italiana, permeata di cristianesimo, la bussola per il raggiungimento del bene comune. E ciò non semplicemente come arma elettorale, ma anche quale forbice per potare idee e prospettive di matrice ideologica e rivoluzionaria, di cui sono pervasi anche i contenitori politici “alternativi” al blocco politico relativista.

Giovedì, 30 maggio 2019

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