La Rivoluzione non avrà l’ultima parola.
di Diego Torre
Ascoltare la televisione, andare per strade sempre più deserte, guardare occhi pieni di paure, leggere la diffidenza in chi incroci o avvertire la disperazione di chi non lavora, non produce e va alla Caritas per mangiare: sono scenari sempre più frequenti a vedersi, contestiche inducono tristezza o rabbia o, peggio, rassegnazione. Il Covid ci va segnando sempre più e la risposta inadeguata del nostro sistema socio-sanitario e l’inettitudine della classe politica rendono tutto più difficile a viversi. Ne usciremo? Come e quando? E con quale spirito?
Ma anche a prescindere dal Covid è’ veramente deprimente il quadro offerto dal mondo. Stiamo assistendo, da almeno mezzo millennio, ad un processo di scristianizzazione e di disumanizzazione. L’allontanamento da Dio, a partire dal cosiddetto Umanesimo, ha riesumato, anche tra i popoli di antica evangelizzazione, istituti e norme già superati dalla civiltà cristiana (divorzio, aborto, eutanasia, schiavitù), ha distolto milioni di uomini dalla retta interpretazione delle Sacre Scritture e dalla pratica dei Sacramenti, ha aggredito i valori naturali della famiglia e della proprietà, ha surrogato la sussidiarietà con lo statalismo accentratore, ha colpito le aggregazioni derivanti dal lavoro, dalla cultura, dalle arti e dal territorio, svuotandole della loro autonomia, ha idolatrato il lavoro sminuendolo a mezzo di esclusivo arricchimento e successo, ha degenerato il ruolo del capitale a mezzo di sfruttamento e gli ha contrapposto il livellamento comunista (riducendo in ogni caso l’uomo alla dimensione economica), ha subordinato la politica all’economia e l’economia alla finanza, ha attentato alla vita con un uso diabolico ed omicida della scienza, ha sommerso i popoli con pornografia, pedofilia, traffico d’organi, schiavitù e prostituzione minorile, fame e miseria su scala continentale, omosessualità, immoralità pubblica e privata, devastazione dell’ambiente, atrofia delle menti e manipolazione dell’opinione pubblica con i mass-media, estinzione della personalità con la droga, perdita dell’identità sessuale, personale, familiare, culturale, nazionale, religiosa; ed ancor peggio, con superstizione, parapsicologia, esoterismo, magia, spiritismo e satanismo.
Ma dinanzi a tanto disastro per i cristiani c’è una marcia in più per iniziare la sempre possibile ripresa: la certezza dell’amore di Dio, che volge al bene delle anime anche le esperienze più negative e la considerazione che Egli non ci carica di pesi superiori alle nostre forze ed è sempre a nostro fianco. Egliè pronto ad aiutarci in questa personale e cosmica via crucis, che vede, nonostante tutto,l’umanità avanzare in hac lacrimarum valle verso il Regno promesso …che non è di questo mondo, ma le cui premesse vanno poste hic et nunc. Non manca Egli ad impegnarsi, ma noi a chiederglieLo.
Non è un’autosuggestione con effetti placebo, ma una virtù teologale. «La virtù della speranza risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica per ordinarle al regno dei cieli; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore nell’attesa della beatitudine eterna» (Catechismo Chiesa Cattolica 1818).
«Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso»(Eb 10,23). Ma è fedele anche Colei che a Fatima, dopo avere annunciato lunghe e dolorose prove, ha promesso il trionfo (non la vittoria o il successo, ma un autentico trionfo) del suo Cuore Immacolato. Sta a noi prepararlo con fiducia e costanza invincibili.
Martedì, 25 novembre 2020