Dopo avere ricordato l’ammirevole pensiero di Joseph de Maistre (1753-1821), secondo il quale «la controrivoluzione non è una rivoluzione al contrario, ma il contrario della rivoluzione»,
Nikolaj Berdjaev (1874-1948) esprime una propria riflessione su come sarebbe importante che i controrivoluzionari si comportassero davanti ai danni prodotti dalle rivoluzioni.
Il tema è molto attuale e riguarda soprattutto la nostra epoca, segnata dalla necessità di contrastare un processo rivoluzionario che ha distrutto ogni brandello sopravvivente di civiltà cristiana e che ormai mette in discussione la stessa identità sessuale delle persone con il gender, ma anche di costruire ambienti, anche molto piccoli, che siano la premessa di nuove cristianità che nasceranno quando Dio lo permetterà.
Ancora più di ieri, in questa situazione venutasi a creare dopo il 1989, è necessario fare tesoro delle parole del filosofo russo, che non riguardano soltanto la Russia dopo la fine dell’Urss nel 1991: «È impossibile costruire la vita su un sentimento negativo, su un sentimento di odio, di rabbia e di vendetta. È impossibile salvare la Russia con sentimenti negativi. La Rivoluzione ha appena avvelenato la Russia di rabbia e l’ha ubriacata di sangue. Che ne sarà della povera Russia se la controrivoluzione l’avvelenerá con nuova rabbia e l’ubriacherá con nuovo sangue? (…) Il nostro amore deve sempre avere la meglio sul nostro odio. Dobbiamo amare la Russia e il popolo russo più di quanto odiamo la Rivoluzione e i bolscevichi. (…) La Rivoluzione russa è stata scatenata da sentimenti negativi, è stata opera dell’odio. Se sentimenti negativi di uguale forza venissero diretti contro di lei, se la lotta contro la rivoluzione si trasformasse in furore, si proseguirebbe in un’opera di distruzione. (…) In realtà, il più grande problema che si pone davanti alla Russia, come davanti al mondo intero, è di trovare una via d’uscita dal cerchio sanguinoso delle rivoluzioni e delle reazioni, per accedere a un nuovo ordine sociale» (pp. 118-119).
Sono parole scritte quasi cento anni fa, nel 1923, dopo che Berdjaev era stato espulso dalla Russia rivoluzionaria. Ma valgono ancora, soprattutto oggi, quando bisogna, come allora, costruire un Nuovo Medioevo.
Nikolaj Berdjaev, Nuovo Medioevo. Riflessioni sulla Rivoluzione russa e sul destino dell’Italia e dell’Europa, Fazi, 2017.