di Domenico Airoma
Alle sardine piace sciamare nel mare aperto: in branco, così si difendono meglio. Questo fino a che non incappano nella rete del pescatore e poi, si sa, finiscono sotto sale per essere conservate nelle scatolette.
Non si sa se qualcuno abbia organizzato la pesca e la conseguente salamoia funzionale all’inscatolamento. Quel che colpisce non è tanto, infatti, il destino della sardina, che è condannata a essere irretita, quanto piuttosto l’atteggiamento di chi cerca di battezzare, anche in ambito cattolico, il loro movimento come sintomo di sana reattività e di libertà.
Qual è la rete in cui sono finite le sardine? Basta leggerne gli slogan (dall’antifascismo, che va bene per tutte le stagioni, all’ecologismo, che è la nuova patente di presentabilità sociale) per capire che il politicamente corretto ha finalmente trovato una massa utile a riecheggiare l’ideologia da salotto radical-chic.
Ma questa volta la rete ha pescato anche altrove, precisamente fra tutti coloro che hanno abboccato all’invito ad abbandonare ogni odio. Non è facile resistere, ce ne si rende conto. Non è facile ostinarsi a porre temi divisivi: la tutela della vita dal concepimento fino alla morte naturale, il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà, la libertà di educazione, la lotta alle droghe. E questo solo per citare alcuni terreni dove lo scontro è combattuto da chi davvero ha a cuore il bene dell’uomo e odia ciò che ne mette in pericolo la dignità. “Odia”, sì, perché il male va odiato, se si vuole davvero amare chi ne è vittima anche a rischio dell’emarginazione dal branco.
E c’è stato pure chi, non essendo caduto nella rete con le altre sardine, ha scelto di mettersi sotto sale da sé, pronto per l’inscatolamento. Si tratta di tutti coloro che, pur essendo intellettualmente persuasi che non vi sia autentica libertà senza verità, hanno preferito convincersi che non è questo il momento per porre questioni di principio, che tutto va comunque negoziato accettando così una salamoia incolore che annulla ogni differenza e che copre tutto con lo stesso sapore indistinto.
Ma grazie a Dio c’è ancora chi non si lascia irretire, chi non si fa mettere sotto sale, chi rinuncia alla rassicurante melassa relativistica della scatola per correre il rischio di relazioni vive e vere, chi non criminalizza le domande che nascono anche dalla “pancia”degli italiani, quella “pancia”che altro non è se non, spesso, l’ultimo richiamo alle leggi inscritte nel cuore di ognuno di noi. Chi, insomma, si sforza di essere il sale del mondo.
Grazie a Dio: a quel Dio che si è incarnato per indicare all’uomo la strada per la felicità vera, impossibile da rinchiudere in una scatola, men che meno di sardine.
Giovedì, 19 dicembre 2019