di Ignazio Cantoni
Dio è l’origine e il fine di tutto, il senso ultimo di quanto è e accade. La storia pertanto è il luogo dove la relazione del creato con Dio si origina, si modifica e giunge al suo compimento.
Dal punto di vista cristiano, la storia viene ritmata in passaggi i cui nodi principali sono espressi e interpretati nella Sacra Scrittura, nella Tradizione e nel Magistero e vengono riassunti nel Credo: la creazione, il peccato, l’avvento, la redenzione, il tempo fra la prima e la seconda venuta di Cristo — il «grande Medioevo», secondo l’espressione di Giovanni Cantoni (1938-2020) —; infine, gli ultimi tempi e la seconda venuta.
Su questa trama strutturale della storia, intessute in essa, corrono le storie umane, dei singoli e delle nazioni, che al disegno di Dio sono invitati ad aderire. Si ha così, correlata alla teologia della storia, la filosofia della storia, cioè la riflessione ove si muovono, per esempio, le considerazioni sui corsi e ricorsi storici di autori quali Polibio (206 ca.-124 a.C.), Giambattista Vico (1668-1744), Antonio Rosmini (1797-1855), e sul corso storico specifico denominato Rivoluzione, per esempio, da Gonzague de Reynold (1880-1970), Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) e Cantoni stesso.
1. La creazione
Poiché «Dio è amore» (1Gv 4, 16), ogni suo agire è un atto di amore: la creazione, per quanto le sue ragioni rimangano misteriose, avviene quindi senza alcun dubbio per amore.
Il culmine di tale amore è la creazione dell’uomo e della donna, che sono persone, ossia sostanze di natura razionale e libera, fatte a «immagine» e «somiglianza» (Gen 1, 26) di Dio. Essi ricevono da Dio un compito: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1, 28).
Accanto al dono più importante, soprannaturale, della grazia, cioè dell’amicizia con Dio, alla creazione l’uomo ha doni naturali, ossia le qualità dell’anima e del corpo, e preternaturali, cioè il dominio sulle proprie facoltà e sul mondo, la scienza infusa e l’esenzione dal dolore e dalla morte.
2. Il peccato
Dio, uomo e creato sensibile non sono gli unici attori, vi sono anche altri esseri spirituali, gli angeli; fra di loro il Demonio: un angelo che ha scelto di non servire Dio e che pertanto è stato cacciato dal Paradiso.
Invidioso della loro condizione, egli tenta i progenitori: «l’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà.
«Con questo peccato, l’uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di se stesso contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene. Creato in uno stato di santità, l’uomo era destinato ad essere pienamente “divinizzato” da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare “come Dio”, ma “senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio”» (Catechismo della Chiesa Cattolica [CCC], nn. 397-398).
Per analogia con la montagna, la cima, nascosta da nubi, da cui gli uomini sono precipitati era altissima e, conseguentemente, la caduta è una catastrofe di cui quelle naturali sono solo un’analogia.
A causa del peccato l’uomo è privato dei doni soprannaturali e preternaturali e i doni naturali sono indeboliti. Perdendo la grazia santificante — il danno più grave —, perde l’adozione a figlio di Dio con l’eredità del Paradiso. A questa corruzione interna corrisponde anche una corruzione, per così dire, esterna: ignoranza, soggezione al dolore e alla disgregazione fisica, ossia alla malattia e alla morte. Infine, le potenze dell’anima non sono più completamente padrone di se stesse: la volontà non segue più facilmente la ragione, ma i desideri della carne; la ragione non è più in grado di giungere facilmente alla verità, ma tale cammino richiede sforzo e non è esente da errori; anche la memoria è indebolita e questo condanna a ripetere sbagli già commessi.
Inoltre, «in conseguenza del peccato dei progenitori, il diavolo ha acquisito un certo dominio sull’uomo, benché questi rimanga libero» (CCC, n. 407): egli è schiavo della triplice concupiscenza: «la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita» (1Gv 2, 16), ossia «dei piaceri dei sensi, della cupidigia dei beni terreni e dell’affermazione di sé contro gli imperativi della ragione» (CCC, n. 377).
Incrinatosi il rapporto con Dio, si producono conseguenti lacerazioni nei rapporti con le cose e con gli altri: da ciò derivano tutte le discordie, le guerre e le ingiustizie. A sua volta, il creato diviene ostile: «[…] maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!» (Gen 3, 17-19).
La condizione di peccato e debolezza dei progenitori viene trasmessa a tutti i loro discendenti, ovvero a quanti condividono la loro natura umana.
3. L’avvento
Dio non smette di interessarsi agli uomini e nel momento stesso della caduta si apre già la speranza di un Redentore: «Io porrò inimicizia fra te [il serpente] e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3, 15).
Inoltre, per esempio, mentre Adamo ed Eva intrecciano foglie per coprirsi le parti intime (Gen 3, 7), Dio stesso prepara per loro tuniche di pelle (Gen 3, 21).
Dopo la caduta, viene un tempo in cui non si trova più nessuno che adori Dio; Egli guarda l’umanità, e constata che ogni sua opera è malvagia (Gen 6, 5). Il Diluvio Universale nonché il crollo della torre di Babele sono momenti emblematici del castigo per tale ulteriore allontanamento.
Il processo di riavvicinamento degli uomini a Dio — spesso nella Scrittura indicato con l’espressione «avvento del “Regno di Dio”» — si compie partendo da Abramo. Egli è il destinatario delle promesse, in relazione al popolo eletto e alla terra promessa. Con lui viene già adombrato un disegno più grande, universale, che non riguarda solo un popolo ma l’intera umanità: «Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra» (Gen 22, 18).
Il Regno di Dio, tuttavia, è un processo, cioè ha un suo dinamismo di crescita: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata» (Mt 13, 33); Israele viene condotto, tramite un’azione pedagogica necessariamente paziente e progressiva, a conoscere Dio e la sua volontà passando attraverso i rigorosi precetti della Legge fino ai due comandamenti dell’amore, che valgono «più di tutti gli olocausti e i sacrifici» (Mc 12, 33).
Nel mentre Dio si prende cura anche dei pagani, i quali, pur confusamente e come «ciechi» (At 17, 27), riguadagnano elementi di verità e, talvolta, vette di sapienza, come nel caso di Socrate (470/469-399 a.C.) e di Platone (428/427-348/347 a.C.).
4. La redenzione
Come annunciato dai profeti, alla «pienezza del tempo» (Gal 4, 4), il Figlio, coeterno al Padre, seconda Persona della Santissima Trinità, assume la natura umana incarnandosi in Maria e ristabilisce, con il sacrificio della Croce e con la sua Risurrezione, l’amicizia degli uomini con Dio.
Il peccato richiede una riparazione, una punizione, una giustizia, perché «senza spargimento di sangue non esiste perdono» (Eb 9, 22), ma a causa della infinità dell’offeso nessuno può pagare il debito; i sacrifici, siano essi della Legge mosaica oppure pagani, sono riconosciuti da chi li pratica come necessari ma insufficienti.
È Cristo a pagare il debito: «una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso» (Eb 9, 26).
«La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1, 17), e «[…] dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5, 20): la Redenzione non solo ristabilisce l’unità fra Dio e l’uomo, ma lo fa in un modo inaudito, perché con l’Incarnazione la natura umana è introdotta nella vita trinitaria.
5. Il «grande Medioevo»
Gesù Cristo ha inserito l’umanità nell’«ultima ora» (1Gv 2, 18): non può accadere più nulla, prima della fine del mondo che possa costituire una novità paragonabile a Cristo incarnato, morto e risorto. Il Regno di Dio è già presente sulla terra, già stabilito anche se non ancora compiuto.
Il tempo attuale è dato per la missione, affinché la salvezza di Cristo venga annunciata e proposta a tutti gli uomini, invitati a divenire membra vive del corpo mistico di cui Egli è il capo (cfr. 1Cor 12).
La Chiesa ha il compito di proseguire la missione di Cristo dopo l’Ascensione, per «[…] ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra» (Ef 1, 10); «l’attività missionaria non è altro che la manifestazione, cioè l’epifania e la realizzazione, del piano divino nel mondo e nella storia» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sull’attività missionaria della Chiesa «Ad gentes», del 7-12-1965, n. 9).
Tale processo di conversione è anche un processo d’inculturazione, cioè di annuncio del Vangelo perché esso, che è indipendente da qualsiasi cultura poiché le supera tutte e tutte le giudica, divenga il metro di misura di tutti i giudizi e di tutti i comportamenti degli uomini e delle comunità umane.
La Chiesa interagisce con i corsi e ricorsi storici, ma ne è superiore in quanto realtà contemporaneamente divina e umana.
6. Gli ultimi tempi e la seconda venuta
«Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti» (CCC, n. 675). Gli uomini di quel periodo assisteranno a uno scatenamento del male, qualitativamente non diverso da altri drammatici frangenti, ma caratterizzato da una potenza fino ad allora sconosciuta. Esso vedrà la manifestazione di una realtà che ammalierà moltissimi, ossia l’Anti-Cristo.
Con tale nome si definisce «uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne» (ibidem). In quel periodo la persecuzione che costantemente accompagna la Chiesa lungo il «[…] suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “Mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità» (ibidem).
«La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa» (ibid., n. 677).
Tale trasformazione dell’universo avverrà secondo tempi e modi sconosciuti; «Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato in infermità e corruzione rivestirà l’incorruttibilità; e restando la carità con i suoi frutti, sarà liberata dalla schiavitù della vanità tutta quella realtà che Dio ha creato appunto per l’uomo» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo «Gaudium et spes», n. 39).
Martedì, 27 agosto 2024
Per approfondire
Catechismo della Chiesa Cattolica, prima parte.
Roger-Thomas Calmel O.P. (1914-1975), Teologia della storia, 2a ed., Kolbe Edizioni, Ponteranica (Bergamo) 2018 (1a ed. Borla, Roma 1967).
Jean Daniélou S.J. (1905-1974), In principio. Genesi 1-11, Morcelliana, Brescia 1963.
Idem, Il mistero dell’Avvento, 4a ed., Morcelliana, Brescia1966.
Idem, Saggio sul mistero della storia, premessa di Gianluigi Pasquale, Morcelliana, Brescia2012.