
Campeggio Superiori – Il tema
La proposta
Perchรฉ scegliere di camminare per sei giorni avendo come mรฉta Norcia, un piccolo paese dell’Umbria? Perchรฉ Norcia racchiude un tesoro che merita di essere scoperto.
Nel 480 d.C. lรฌ nasce san Benedetto, che anche sui libri di scuola si studia come Padre del monachesimo occidentale. In realtร Benedetto, รจ molto di piรน per noi: egli infatti anzitutto ci assomiglia e poi ha qualcosa da dirci.
Ci assomiglia, perchรฉ nasce in un’epoca di grande cambiamento politico e culturale, molto simile ai giorni nostri. Benedetto vive gli anni immediatamente dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, quel mondo ordinato che sembrava destinato a durare per sempre, e ne vede andare in frantumi i valori e le istituzioni che lo avevano sostenuto per piรน di mille anni. Di fronte a questo “mondo che muore”, Benedetto non cede al pessimismo o alla rassegnazione bensรฌ scopre la sua vocazione di fondatore di una nuova realtร , il monachesimo, destinato a gettare le fondamenta per un nuovo mondo: la Cristianitร europea.
Non รจ difficile vedere una similitudine tra gli anni vissuti da san Benedetto e i nostri, caratterizzati dalla totale crisi di quei valori cristiani che hanno reso grande l’Europa e dato origine alla Cristianitร .
Camminare fino a Norcia non รจ, perรฒ, un solo atto di devozione al Santo, c’รจ qualcosa di piรน in gioco! san Benedetto, infatti, ha qualcosa da dire a ciascuno di noi.
ยซObsculta filiยป, ossia “Ascolta, figlio”, proprio cosรฌ san Benedetto inizia la sua Regola, dove รจ racchiusa l’essenza del monachesimo.
Ecco quindi che il nostro pellegrinaggio sarร un rispondere all’appello di san Benedetto, un mettersi in ascolto e scoprire che quell’uomo vissuto 1500 anni fa, aveva scoperto la via verso la felicitร , che รจ la via dell’incontro con Gesรน e l’aveva insegnata ai suoi monaci (e a tutti noi), trasmettendo loro uno stile di vita, mostrando come vivere ogni aspetto della quotidianitร , riportando l’ordine in un mondo in preda al caos.
Un’unica condizione chiede san Benedetto, per parlare anche a noi รจ ยซObsculta, filiยป, ossia di metterci in ascolto, lasciando il tran tran quotidiano, facendo silenzio e mettendoci in camminoโฆ


San Benedetto da Norcia
(480- 574)
Benedetto nacque nella piccola cittร di Norcia verso il 480 d.C., in un periodo storico particolarmente difficile. Quattro anni prima (476) era formalmente finito l’Impero romano d’Occidente con la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo.
Studente a Roma, constatรฒ di persona lo stato di grave decadenza in cui versava l’antica capitale dell’Impero; da essa il giovane Benedetto fuggรฌ via inorridito ritirandosi nel silenzio e nella preghiera nei boschi dell’alta valle dell’Aniene, ai confini tra il Lazio e l’Abruzzo.
Una comunitร di monaci di Vicovaro lo volle come abate, ma l’esperimento fu un fallimento: ben presto quei monaci, preoccupati per l’eccessiva austeritร e disciplina di Benedetto, tentarono di avvelenarlo.
Dopo questa esperienza, egli intraprese una nuova forma di vita monastica: nella zona di Subiaco, sull’esempio di ciรฒ che aveva fatto duecento anni prima in Egitto san Pacomio, organizzรฒ un gruppo di monaci, suddiviso in dodici comunitร di dodici monaci: ciascuna comunitร aveva un proprio superiore, mentre Benedetto conservava la direzione generale. L’invidia di un prete, che non gradiva l’accorrere della gente con ricchi doni ai piedi del Santo, costrinse Benedetto ad abbandonare quei luoghi con il gruppo dei suoi discepoli piรน fidati.
Fra di essi vi erano giovani dell’aristocrazia romana, come Mauro e Placido figli di senatori, ma anche goti e figli di schiavi, gente umile e rozza: per tutti Benedetto era il maestro nella “scuola del divino servizio” (questa รจ la definizione che egli dร del monastero nella sua Regola). Cosรฌ Benedetto gettava le basi di una unitร tra barbari e latini molto profonda, perchรฉ fondata sulla fratellanza universale insegnata dal Vangelo.
Allontanatosi da Subiaco, Benedetto si diresse a Cassino, sulla cui altura fondรฒ, nel 529, il monastero di Montecassino destinato a diventare il piรน celebre in Europa. Lร avvenne la sua morte, tra il 543 ed il 555 d.C., in una data che l’antica tradizione ha fissato al 21 Marzo.
Due o tre decenni dopo la sua morte i longobardi attaccarono Montecassino e vi compirono la prima delle memorabili distruzioni che scandiscono, come tappe, la storia di quell’abbazia. I monaci scampati al disastro si rifugiarono a Roma portando con sรฉ il testo della Regola, quasi certamente autografo di san Benedetto. Da loro stessi il papa san Gregorio Magno apprese la vita del grande santo e ce ne trasmise il racconto nel secondo libro dei suoi Dialoghi unica fonte storica in nostro possesso per conoscere la vita di san Benedetto.
La Regola benedettina con le sue esigenze di ordine, di stabilitร , di sapiente equilibrio fra preghiera e lavoro, si impose ben presto a tutto il monachesimo occidentale e fu seguita in tutti i monasteri europei.
San Benedetto divenne cosรฌ uno dei santi piรน popolari e venerati ed apparve a tutti come l’uomo suscitato da Dio per portare la pace lร dove erano state seminate le distruzioni e la morte.
Cosรฌ nel 1947, Pio XII lo chiamรฒ ยซPadre dell’Europaยป e il 24 ottobre 1964, in coincidenza con la consacrazione della basilica di Montecassino, ricostruita dopo la distruzione della seconda guerra mondiale, Paolo VI lo proclamรฒ ยซPatrono d’Europaยป.
Alla scuola dei monaci
Testo tratto dall’intervento di Don Roberto Spataro SDB, pubblicato su Cristianitร n. 423 (2023). Testo completo disponibile QUI.
(…) Il monastero nasce da uno spirito contro-rivoluzionario. Di fronte al crollo del diritto romano โ e dunque della legge naturale che ne fu il fondamento โ e di fronte allโimbarbarimento della vita quotidiana, nelle sue strutture materiali e nelle sue consuetudini morali, i monaci vollero creare delle relazioni buone, con Dio, con il prossimo, con sรฉ stessi. Anzitutto, la regola benedettina ci appare unโapplicazione saggia e realistica della legge morale naturale e della theologia perennis, che parte dalla considerazione che esistono princรฌpi ยซnon negoziabiliยป e modelli virtuosi che fungono da costante riferimento oggettivo alla costruzione, alla conservazione e allo sviluppo dei monasteri: il primato di Dio, lโorยญdine gerarchico e istituzionale, la dignitร di ogni uomo, monaco, pellegrino, villico, la concordia generale per il raggiungimento del bene comune, la sacralitร del lavoro per orientare la creazione alla sua finalitร , nello spirito di unโautentica ecologia integrale e antropocentrica, lโimยญprescindibilitร dellโeducazione a una vita buona. Lโelenco รจ naturalmente parziale, ma ci appare subito solido e profondamente umano. Quegli antichi contro-rivoยญluzionari si opposero al processo di decadenza delle fatiscenti strutture materiali e immateriali dellโImpero romano dโOccidente, che collassรฒ sotto la pressione dei popoli germanici e le insidie della parte bizantina, riproponendo un modello culturale convincente, ragionevole, umanizzante, antico eppure nuovo, perchรฉ adattato alle circostanze.
(…) Il monastero antico รจ un luogo dove tutto si svolge ordinatamente, secondo una disposizione gerarchica, improntata a un saggio principio di sussidiarietร in vista del bene comune della comunitร e del mondo che attorno ad essa gravita, integrata da una solidarietร con le istituzioni esterne, che scatta pure con i dinamismi virtuosi previsti al suo interno. ร veramente un luogo dove la dottrina sociale ante litteram ha trovato una sua non irrilevante applicazione. Da questa organizzazione sociale รจ bandita la fretta, causa ed effetto di agitazione interiore e, dunque, di dispersione e di lacerazione. Un ritmo semplice e solenne allo stesso tempo avvolge il tempo dellโotium orante nel coro e nei negotia ivi praticati, che resero i monasteri le cellule di unโeconomia a misura dโuomo per molti secoli. Una sorta di sovrana tranquillitร impedisce che le occupazioni sovrastino dominatrici del pensiero e dellโazione. Giorno e notte, ore e periodi, scorrono placidamente nel monastero, scanditi dal suono della campana, voce di Dio che assegna un tempo ad ogni cosa e che, come salutare monito, richiama la destinazione eterna di ogni momento e di ciรฒ che lo riempie.
(…) Non รจ un caso che la rivoluzione protestante e quella illuministico-francese, quella social-comunista e quella nichilista, ingaggiando una lotta implacabile al monachesimo, inยญcompreso, osteggiato, abbattuto, abbiano introdotto una visione orizzontale della storia sospesa fra la negazione del passato e il balzo verso il futuro, dimentiche della densitร del momento presente per amare Dio con atti seminati nel tempo, i cui frutti saranno pienamente raccolti nellโeterยญnitร . La rivoluzione ha fretta di raggiungere i suoi illusori obiettivi, sโinยญquieta per le resistenze che incontra e le combatte aspramente, รจ intrinsecamente in uno stato di agitazione che bypassa il presente, รจ asfitticamente priva del respiro dellโeternitร e si dimena tentando di accaparrare violentemente un futuro che non esiste se non nellโideologia.

